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Fisco, il governo alla prova della riforma: "Come funziona la Flat Tax"

Luca De Lellis
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Flat tax, taglio al cuneo fiscale e aumento della soglia dei premi detassati. Questi sono gli ingredienti che verranno introdotti nella prima riforma fiscale del governo Meloni. Ma nella prossima legge di Bilancio due terzi dei 30 miliardi a disposizione per la manovra verranno impiegati per arginare la crisi energetica. Solo la somma restante verrà utilizzata per contribuire al potenziamento del sistema di prelievo fiscale italiano, che la Premier ha affermato sin dal principio essere uno dei suoi punti irrinunciabili.

Intanto la tassa piatta (o unica). Come racconta il Corriere della Sera, per i lavoratori autonomi e le partite Iva è pressoché deciso che la soglia entro cui è applicabile la tassa unica al 15% si alzerà dagli attuali 65 mila euro a 85 mila euro. La situazione della Flat tax per i dipendenti è differente, e una sua concretizzazione appare meno scontata perché l’idea già spiegata dal ministro dell’Economia Giorgetti è dispendiosa. Includerebbe, infatti, una tassazione al 15% della quota di variazione del reddito da lavoro e da impresa, contenuto tra l’anno corrente (2022) e il migliore dei tre anni precedenti: va quindi preso come riferimento il reddito maggiore tra quelli dichiarati tra 2019 e 2021 e, nel caso si verifichi un incremento, quella parte viene tassata al 15% invece che con l’aliquota marginale Irpef che varia (23%, 25%, 35% o 43%) in base al reddito del lavoratore. Ciò che traspare da questa modalità è che favorisce coloro che dispongono di un reddito più alto. Il ministro Giorgetti poi, durante l’audizione sulla Nadef, ha affermato che per finanziare la tassa piatta “può essere che qualche economia” sia trasferita dal Reddito di cittadinanza, misura da sempre contrastata dal centrodestra. Per quanto riguarda la detassazione dei premi, ecco le due possibili ricette individuate dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: “I dipendenti - penso a quelli del settore privato - hanno il premio di produttività sul quale si applica un 10% fino a 3 mila euro. Possiamo lasciare tale misura e poi sulla parte che supera i 3 mila possiamo applicare il 15%, oppure possiamo applicare il 5% sui 3 mila euro”.

Eccoci giunti al taglio del cuneo fiscale. L’esecutivo della leader di FdI dovrebbe rifinanziare con 3,5-4 miliardi di euro quello contributivo di 2 punti introdotto dal governo Draghi per i lavoratori con redditi lordi fino a 35 mila euro. Nel discorso per la fiducia alla Camera, la premier Giorgia Meloni aveva parlato di un intervento graduale per “raggiungere un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori”. Una misura in continuità con la gestione precedente. Tutt’altro discorso è quello della tregua fiscale. In questo senso la volontà del governo è eliminare le cartelle esattoriali fino a 1.000 euro, mentre per quelle tra 1.000 e 3.000 euro “l’imposta evasa può essere ridotta dal 50%”. Un gentile omaggio a chi ha delle pendenze con il Fisco. Sui 13 milioni di cartelle da scartare nei prossimi mesi, racconta il viceministro Leo, “devono essere gestiti con questo meccanismo di tregua fiscale”.

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