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Mps, altri 2,5 miliardi di euro per il "buco nero" di Siena

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Andrea Giacobino
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Arrivano quasi 2,5 miliardi di euro nelle casse del Monte dei Paschi di Siena controllato dallo stato tramite il Mef per il 64,2% e guidato dall'amministratore delegato Luigi Lovaglio. S' è chiuso ieri infatti l'aumento di capitale dell'istituto, il sesto per la banca (che in 14 anni ha chiesto complessivamente al mercato 25 miliardi) che ha comunicato che tra sottoscrizioni e impegni si è già arrivati al 93% della ricapitalizzazione, con un inoptato di soli 175 milioni. «Tale percentuale - si legge in una nota Mps - potrà aumentare per effetto delle ulteriori eventuali sottoscrizioni dei diritti inoptati che andranno in asta in Borsa domani (oggi per chi legge, ndr) e dopodomani. Al termine del periodo di offerta in opzione sono stati esercitati 7.409.022 diritti di opzione per la sottoscrizione di 923.658.076 nuove azioni, pari al 74% del totale delle nuove azioni offerte, per un controvalore complessivo di 1.847.316.152 euro. Non risultano esercitati i diritti per un controvalore di 652 milioni circa ma il dato non tiene conto degli impegni di sub-underwriting da parte di investitori terzi per un ammontare pari a complessivi 475 milioni corrispondenti al 19% dell'aumento di capitale. Pertanto il 93% dell'aumento risulta sottoscritto, ovvero oggetto di impegni vincolanti».

«Il governo - ha detto ieri il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - lavorerà per gestire in maniera ordinata la dismissione della quota azionaria detenuta dallo Stato, nel rispetto degli impegni presi con la Commissione europea, lasciando al mercato un soggetto bancario forte e capace di operare in un'economia diversificata e articolata, anche geograficamente, come quella italiana». A Giorgetti ha fatto eco un importante banchiere italiano come Carlo Messina, a.d. di Intesa Sanpaolo, secondo il quale «l'aumento di capitale di Mps è un passaggio molto importante per la definitiva stabilizzazione delle condizioni del sistema bancario italiano». Per il banchiere «Alessandro Rivera (il dg del Tesoro, ndr) e il Mef stanno facendo un ottimo lavoro su questa partita». Da oggi fino a domani inizierà l'asta dell'inoptato sul mercato e il 3 novembre potranno essere esercitati i diritti acquistati durante questa fase.

A quel punto il quadro sarà definitivo e Mps avrà la lista completa degli investitori che le hanno dato fiducia. Sul mercato c'è grande attesa per conoscere i risultati dell'operazione e capire il livello di adesioni all'aumento di capitale, che in parte andrà a finanziare il massiccio piano di oltre 4mila esuberi. L'aumento di capitale, comunque, si è svolto tra mille dubbi e timori, oltre che polemiche, ultima delle quali riguardante i 125 milioni di commissioni che andranno alle banche garanti e ad Algebris, che si sono fatte carico della sottoscrizione di 857 milioni di inoptato: la cifra potrebbe essere pari al rischio di perdita che il consorzio si dovrebbe accollare per l'inoptato dell'aumento.

Nelle prossime ore, comunque, una volta terminata l'operazione, sarà alzato il velo sui risultati delle adesioni, con il Mef che farà la parte del leone mettendo infatti sul piatto circa 1,6 miliardi di euro. Sono inoltre scesi in campi i partner commerciali, il gruppo assicurativo francese Axa e la società di gestione Anima (la prima con circa 200 milioni, la seconda con un intervento fino a 25 milioni). Inoltre faranno la propria parte, oltre a una serie di casse autonome e le principali fondazioni bancarie (a cominciare dalle tre più grandi Cariplo, Crt e Compagnia di Sanpaolo), con l'obiettivo di arrivaI re a una «stabilizzazione della banca» per portare a buon fine un'operazione che poteva essere «complicata», come spiegato ieri da Francesco Profumo, presidente dell'Acri e della Compagnia di Sanpaolo. Il quale ha aggiunto che le Fondazioni «hanno partecipato in modo convinto partendo da un progetto di banca» e saranno quindi investitori stabili di Rocca Salimbeni.

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