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Ernesto Ciorra, direttore Innovability di Enel: "Hub aziendali per la cultura digitale"

Mario Benedetto
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«In Enel abbiamo distrutto l’area Ict afflitta dalla sindrome dei tecnici e creato presidi di digital hubs in ogni area per rinnovare la vecchia cultura e portare innovazione nel dna dell’azienda. Tutto questo formando il 96% dei colleghi con 3,2 milioni di ore di formazione». Così ha spiegato l’impatto della transizione digitale in Enel, Ernesto Ciorra, direttore Innovability della società energetica.

Un esempio pratico di applicazione è la piattaforma sanitaria di Enel X basata sul principio che il 40% delle persone ricoverate per Covid poteva rimanere a casa, monitorato tramite device appositi. Lo strumento è stato utilizzato dal Gemelli e, se tutti gli ospedali l’avessero usato, sarebbero state molte di più le regioni «bianche» costrette al rosso o giallo dall’alto tasso di occupazione degli ospedali. Ma il digital abilita il cambiamento anche per la sostenibilità. «Lo abbiamo usato per abbassare del 60% il costo di generazione elettrica delle rinnovabili, ma anche per attività di monitoraggio. Siamo in grado, infatti, di vedere con un drone tramite foto ed elaborazioni di intelligenza artificiale se, una pala eolica, deve essere sottoposta a manutenzione» ha aggiunto Ciorra. Il digitale va a favore anche delle risorse umane. «Un esempio sono i colleghi affetti da sordità sono in grado di dialogare e partecipare a videoconferenze perché un’app , sviluppata da una startup di nome Pedius, permette loro di sentire quello che viene detto grazie alla conversione in testo e di rispondere per scritto concetti che vengono convertiti in voce» ha chiosato il direttore. La soluzione è nata da un dipendente Enel sordo che l’ha sviluppata e servirà anche ad altri colleghi con lo stesso problema. Non solo. Clienti non udenti possono dialogare oggi con Enel senza impedimenti. «Siamo i primi al mondo a svilupparla e questo ci dà un vantaggio competitivo concreto su quel target di clientela» spiega Ciorra che aggiunge «essere inclusivi ci permette di essere migliori e di avere un vantaggio economico competitivo».

Ora l’intelligenza artificiale e la business intelligence sono le nuove frontiere delle aziende che vogliono stare al passo avanti alla concorrenza. Bisogna immaginare di usare queste tecnologie per un nuovo rapporto con il proprio mercato di riferimento. «Di queste tecnologie gestiamo lo sviluppo in una logica non burocratica, non gerarchica, non tradizionale. Noi abbiamo persone che si iscrivono in maniera libera alle nostre community, fatte di persone competenti, appassionate, che vogliono dare un contributo su questi temi di frontiera. Potrebbero lavorare in aree completamente diverse tra di loro, ma sono accomunati da una passione e lavorano come gli “impressionisti”, aggregati dalla passione». Da queste community sono emerse circa il 60% delle applicazioni digitali che abbiamo lanciato negli ultimi anni, comprese soluzioni per utili all’attività aziendale tramite l’intelligenza artificiale. Ad esempio, salvare la vita a un collega che può avere un colpo di sonno facendogli indossare un caschetto. O prevenire incidenti illustrando, tramite il metaverso, le conseguenze dell’impatto di una caduta se non si aggancia una corda di sicurezza. «Facciamo sperimentare quello che può accadere, se non si rispettano le norme di sicurezza» ha concluso.
 

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