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Chiuse le filiali, Roma perde sportelli bancari

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Filippo Caleri
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La desertificazione bancaria colpisce senza pietà anche la Capitale. Tra dicembre 2011 e il mese appena chiuso, Roma e la sua area metropolitana hanno perso oltre un terzo degli sportelli fisici delle banche: da 2.067 si è scesi a 1.298 sportelli. Una variazione che, se in linea con quanto accade a livello nazionale (-30% circa di chiusure) ha determinato un decremento a livello locale degli impieghi bancari pari allo 0,9%, in parziale controtendenza rispetto sia al dato nazionale (-13,6%) che a quello di Milano, altra piazza finanziaria di primaria grandezza, dove nello stesso periodo si registra invece una diminuzione del 10,6%. A metterlo nero su bianco è una ricerca della First Cisl Roma e Lazio. Che segnala la «sensibile ricomposizione settoriale operata nel periodo considerato che suggerisce conseguenze tutt’altro che positive in termini di sostegno e contributo alla crescita del tessuto economico-produttivo locale». 
Il report evidenzia una forte discordanza tra Roma e gli aggregati a livello nazionale o del nord produttivo. Nel dettaglio, gli impieghi verso le attività industriali si riducono del 42,6% a livello locale, contro un -16,2% nazionale ed -17% nella provincia di Milano; nel comparto delle costruzioni la riduzione di attività creditizie è del 69,6% sull’area romana, contro un -63,7% nazionale e un -35,7% nel milanese. Nei servizi il credito invece si riduce del 23,7% a Roma contro il -22% nazionale, mentre a Milano il decremento è solo del 15,8%. Di segno opposto l’andamento dei finanziamenti alle società finanziarie, diverse da istituzioni finanziarie e monetarie, che vedono Roma incrementare la sua attività creditizia nel comparto del 74,9% contro una riduzione del 16,4% a livello nazionale e del 16,5% nella provincia di Milano. Un dato che conferma la crescente «finanziarizzazione» del sistema economico. In altre parole gli impieghi più che agire sulla capacità di produrre reddito e ricchezza attraverso il sostegno all’attività produttiva, sono diretti a estrarre valore da attività finanziarie spesso oggetto di arbitraggi o meri brokeraggi (come i molteplici passaggi tra operatori degli stessi crediti fiscali riconducibili ai vari bonus e super bonus su iniziative edilizie o di riqualificazione energetica). La diretta conseguenza nel medio termine, secondo la First Cisl, è quella di veder scendere il contributo dell’attività creditizia allo sviluppo del Pil della provincia di Roma (e del Lazio). Ne deriva che la scelta di concentrarsi sul comparto finanziario, più che riflettere le caratteristiche economiche locali specifiche, ne ha determinato il futuro orientamento, ossia il progressivo abbandono delle aree più periferiche dell’economia locale, con conseguente riduzione degli sportelli soprattutto nelle aree meno centrali della città e della provincia. Questo nonostante le eccellenze industriali presenti sul territorio.

La First Cisl per prevenire i fenomeni di desertificazione auspica la creazione di un Osservatorio economico - partecipato dalle istituzioni capitoline, dalle banche, dalle associazioni delle imprese, dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni, dei cittadini e dalle università – per verificare le aree di miglioramento delle erogazioni dei crediti e degli investimenti. Sul punto Claudio Stroppa, segretario generale First Cisl Roma e Rieti «le banche stanno progressivamente spersonalizzando il loro rapporto con i clienti, aumentando le connessioni digitali a discapito delle relazioni umane. Il nostro territorio ha necessità adesso più che mai di avere una banca di prossimità fatta di persone pronte all’ascolto». Sul tema della desertificazione la segretaria generale First Cisl Lazio, Caterina Scavuzzo ha spiegato che «il problema della perdita degli sportelli bancari deve essere affrontato collettivamente, in quanto le criticità generate hanno un impatto su tutta l’economia della regione. Per questo la Cisl, insieme a Cgil e Uil, ha richiesto alla Regione Lazio l’apertura di un Osservatorio del Credito».

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