L'inflazione non accenna a ridursi e la Bce alzerà nuovamente i tassi d'interesse
La crescita attuale e futura dell'inflazione continua a dominare le riflessioni e dunque le azioni delle istituzioni economiche internazionali. La Banca Centrale Europea nel suo bollettino economico mette in guardia su prospettive di crescita dei prezzi «orientate al rialzo» nel breve periodo. «L'inflazione continua a mantenersi su livelli superiori a quelli desiderabili, e ci si attende che rimanga al di sopra dell'obiettivo fissato dal Consiglio direttivo per qualche tempo», sottolinea Francoforte. E difficilmente la situazione potrà cambiare nel medio termine, avverte la Bce, soprattutto a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e dei beni alimentari. L'ente guidato da Christine Lagarde, pur di raffreddare l'economia, ribadisce l'intenzione di procedere con «un'ulteriore normalizzazione dei tassi d'interesse», finalizzato a riportare nel lungo periodo l'inflazione a quel 2% che è missione dichiarata della sua azione.
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Nella stessa ottica si muove la Bank of England, che vara il più grande aumento dei tassi d'interesse dal 1994 a questa parte, pari all'1,75%. Vengono così messe in pratica le recenti parole del governatore Andrew Bailey, che si era detto pronto «ad agire con forza» in caso di peggioramento delle prospettive. L'inflazione cresce del resto rapidamente nel paese, segnando un +9,4% a giugno (dato massimo da 40 anni) e con la prospettiva di una crescita di oltre il 13% nel quarto trimestre. Proprio quando, secondo stime della stessa BoE, dovrebbe verificarsi una forte riduzione del Pil, che porterà all'ingresso del Regno Unito in recessione a fine 2022. Uno scenario che la stessa Bce ritiene probabile non solo oltremanica: «I dati più recenti indicano un rallentamento della crescita che getta delle ombre sulle prospettive per la seconda metà del 2022 e oltre», si legge ancora nel bollettino economico dell'ente di Francoforte.
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«Il protrarsi della guerra in Ucraina - è scritto chiaro e tondo nel bollettino di Francoforte - continua a rappresentare una fonte di significativi rischi al ribasso per la crescita, soprattutto se le forniture di energia dalla Russia dovessero subire interruzioni tali da determinare un razionamento per imprese e famiglie». «La guerra potrebbe inoltre determinare un ulteriore deterioramento del clima di fiducia e aggravare i vincoli dal lato dell'offerta - la conclusione della Bce - mentre i costi dei beni energetici e alimentari potrebbero rimanere persistentemente più elevati del previsto».
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