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Torna l'Arlecchino, treno del boom

Etr 250, figlio del miracolo economico. Il viaggio Milano-Roma, poi verso il Sud con i musicisti di Santa Cecilia a bordo

Leonardo Ventura
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Il boom economico italiano viaggia sui binari delle Ferrovie dello Stato. Proseguono infatti i servizi charter proposti dalla Fondazione Fs utilizzando i treni rapidi che hanno fatto la storia del trasporto ferroviario nel dopoguerra. Stamattina il mitico Etr 252, meglio conosciuto come «L’Arlecchino» effettua un viaggio di sola andata sull’itinerario Milano Centrale – Roma Termini, percorrendo la linea storica. Il convoglio parte alle 8.35 dal capoluogo lombardo e si ferma nelle stazioni di Bologna (10.45), Firenze Santa Maria Novella (11.54). L’arrivo a Roma Termini è previsto alle 15.42.

Un’occasione imperdibile per turisti e appassionati che hanno l’opportunità di viaggiare a bordo dell’elettrotreno simbolo del Made in Italy, oggi completamente restaurato e dal quale è possibile fruire del belvedere panoramico seduti sui posti realizzati dai più grandi designer italiani.

La storia
Gli elettrotreni Etr 300 «Settebello» e 250 «Arlecchino» sono di fatto i treni del «miracolo economico», simboli di un Paese che rinasceva dalle distruzioni della guerra, di una progettazione industriale italiana che si affermava in tutto il mondo con le sue forme. Insomma sono i capostipiti della grande stagione del «made in Italy» che, dai prodotti industriali, si allargava alla moda e al cinema. Nel 1952 il design del convoglio aveva attirato l’attenzione internazionale su un nuovo modo di interpretare il veicolo ferroviario. A progettare le forme aerodinamiche, gli interni che ricordavano un gigantesco aereo due grandi interpreti del design italiano: Giulio Minoletti e Gio Ponti. Per la prima volta il viaggiatore era, integralmente, al centro dello spaziotreno, a partire dalle testate che non erano più riservate ai macchinisti ma interpretate come grandi verande-belvedere dotate di una visuale a 180 gradi. Da qui il viaggiatore, come in un salotto cinematografico, poteva assistere allo scorrere del paesaggio, alla sensazione del treno proiettato nella bocca delle gallerie. Insomma un modo per far diventare il viaggio uno spettacolo coniugato al comfort e a servizi di alto livello che contribuivano ad affermare un nuovo stile del viaggio più vicino al sogno di benessere e successo che caratterizzava quegli anni della nostra storia.

L’Arlecchino
Alla fine degli anni ’50, dopo il successo dell’Etr 300 Settebello, le Fs registrarono una crescente domanda di servizi rapidi svolti con materiale rotabile veloce e con elevati standard di comfort interno. Replicando l’esperienza del Settebello fu così avviata la progettazione di un nuovo elettrotreno simile, nelle forme esterne, al precedente convoglio del 1952, ma destinato a svolgere un servizio di livello leggermente inferiore rispetto agli standard «di lusso» del fratello maggiore. Nacque l’elettrotreno Etr 250 Arlecchino, concepito per servizi di classe «superiore» e destinato a rinforzare i quelli rapidi già svolti dagli altri elettrotreni della flotta FS (Settebello ed Etr 200/220). Progettato con una collaudata configurazione a quattro carrozze, di cui tre destinate ai passeggeri e una ai servizi, il treno si caratterizzava per una composizione che consentiva ottimi livelli di comfort e adeguati coefficienti di riempimento, rispondendo con efficacia alle nuove esigenze commerciali della rete Fs in quegli anni. L’ordine per la costruzione dei primi quattro esemplari del nuovo Etr 250 fu affidato alla Breda che, tra il 1957 e 1958, ne iniziò la costruzione negli stabilimenti di Sesto San Giovanni. Iniziato nel 1960, in occasione delle Olimpiadi di Roma, il lungo viaggio dell’Arlecchino durò 26 anni. Utilizzato inizialmente come rinforzo del «Freccia del Vesuvio» sulla Milano-Napoli, l’Arlecchino divenne un convoglio familiare sulle linee del Centro-Nord, in particolare nei collegamenti tra Milano, Venezia, Trieste, Bologna e Firenze. Nel 1986 l’ultimo servizio come rapido «Genova Sprint» ne sancì la fine della carriera.

L’iniziativa
Sul treno Arlecchino sale anche la cultura e l’arte. Cinque solisti per tre viaggi su due convogli storici sono i numeri di «Tempo Binario», il progetto di Fs e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che, a partire da oggi e fino a domenica, porta la musica classica nelle stazioni del sud Italia, da Palermo a Salerno. Il quintetto di fiati, composto da prime parti dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma si esibirà con brevi performance di circa 15 minuti nelle stazioni di Palermo, Taormina, Lamezia Terme e Salerno e in concerti istituzionali di 45 minuti a Messina, a bordo della Nave Iginia e, a Reggio Calabria, sul lungomare Falcomatà

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