Crisi finanziaria, "Lagarde crea panico sui mercati". Spread impazzito, colpa dei banchieri
La decisione annunciata giovedì scorso da Christine Lagarde, numero uno della Banca Centrale europea (Bce) di interrompere dal prossimo primo luglio l'acquisto di titoli pubblici con il programma di alzare i tassi d'interesse dello 0,25% e per settembre probabilmente ancora dello 0,50%, ha gettato nel panico i mercati finanziari soprattutto europei e lasciato perplessi molti autorevoli economisti a partire da Francesco Giavazzi, consigliere economico di Palazzo Chigi, per il quale «lo spread e l'aumento dei tassi d'interesse ridurranno non subito, ma tra qualche mese, la domanda privata. La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all'aumento dell'inflazione con uno strumento sbagliato».
Il punto è che con un'inflazione che viaggia a oltre l'8% l'aumento del costo del denaro era stato «telefonato» da tempo, ma proseguendo nel rialzo ieri lo spread di rendimento fra il Btp Italia e il bund tedesco a dieci anni è volato oltre i 253 punti (per poi ritracciare) col titolo italiano giunto a rendere il 4,1%.
Come se non bastasse il Tesoro ieri ha dovuto pagare di più per farsi dare denaro dagli investitori internazionali assegnando 6 miliardi di Btp a medio-lungo termine con scadenze sino a 30 anni con rendimenti in persistente rialzo su tutte le tipologie. E proprio qui si situa l'errore di comunicazione della Lagarde che non ha dato indicazioni circa quel tanto invocato scudo da attivare qualora il costo del finanziamento del debito sfuggisse di mano. Anche nel luglio 2008 l'allora presidente della Bce Jean-Claude Trichet diede una perfetta dimostrazione di cosa può succedere quando l'ossessione per l'inflazione domina la politica delle banche centrali.
La crisi finanziaria globale era probabilmente appena iniziata, tuttavia, i mercati del credito erano già crollati e la crescita economica in Europa era appena positiva. Sia la Fed sia la Banca d'Inghilterra avevano reagito alla crisi incipiente con diversi tagli dei tassi d'interesse. L'inflazione nella zona euro, invece, era al 4%, il doppio dell'obiettivo della Bce. Così Trichet deciso di aumentare i tassi dello 0,25% al 4,25%.
Nel giro di due mesi, l'economia globale crollò e la Bce fu costretta rapidamente a invertire la rotta, tagliando il suo tasso di rifinanziamento principale all'1% entro la metà del 2009. Comunque i banchieri centrali sbagliano anche oltre oceano Come Ben Bernanke numero uno della Fed che nel 2013, all'indomani della crisi finanziaria globale, sostenne i mercati acquistando circa 2.000 miliardi di dollari di titoli del Tesoro e altre attività finanziarie. La mossa colpì l'intera asset class, dal debito societario investment-grade al reddito fisso dei mercati emergenti, e fece schizzare il rendimento del Treasury americano a 10 anni al 3%.