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Mancano 200mila lavoratori in bar e ristoranti. Riesplode la polemica sul reddito di cittadinanza

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Quasi duecentomila lavoratori in meno nel settore della ristorazione e il ritorno, puntuale, della polemica sul reddito di cittadinanza che disincentiverebbe i giovani al lavoro.

Dopo due anni di pandemia il settore del fuori casa, che prima occupava un milione di lavoratori, oggi fa i conti con la realtà e la «fuga» di 193 mila addetti che mancano all’appello nei bar e nei ristoranti, oltre a una crescente «precarizzazione del settore» e ad «una adeguata considerazione del settore da parte di certi rappresentanti istituzionali che quando valutano le attività del nostro settore le considerano dei ’lavorettì». È il presidente di Fipe Lino Enrico Stoppani a lanciare un nuovo allarme parlando con l’Adnkronos, in vista della stagione estiva quando ci sarà bisogno di un maggior numero di lavoratori stagionali, anche nella ristorazione. «Al momento mancano 193 mila occupati nelle imprese del fuori casa italiano, in base alle rilevazioni dell’Ufficio studi di Fipe, a fronte di un milione di occupati nel settore, infatti durante la pandemia - osserva Stoppani - sono stati persi 250 mila posti e nel 2021 ne abbiamo recuperati circa 50 mila». «Molti nostri dipendenti, magari con famiglie, oggetto di continue operazioni di strumenti di protezione sociale, alla prima occasione ha cambiato settore. - aggiunge - Altro fatto da tenere in considerazione, collegato alla fuga dei dipendenti, è che c’è stata una precarizzazione del settore». «La carenza di personale crea problemi di servizio, si fa fatica a trovare locali aperti per la riduzione degli orari e della capienza» sottolinea il numero uno di Fipe che a tal proposito, chiede politiche attive «perché non è solo un problema di bassi stipendi o di reddito di cittadinanza, ma il problema di fondo è che in questo paese mancano politiche attive del lavoro che innovano le competenze professionali e orientano i giovani verso determinate professioni, invece da decenni siamo concentrati a investire sulle politiche passive».

«Il centrodestra e alcuni media hanno deciso di utilizzare un vecchio trucco ma efficace: mettere i cittadini uno contro l’altro, meno poveri contro più poveri», scrive su Facebook il deputato del M5s Luigi Gallo. «Per farlo hanno scelto di screditare, ogni giorno, una misura come il Reddito di Cittadinanza, degna di un Paese normale e in uso in tutti i Paesi europei. È così che il meno povero si scaglia contro il più povero ed è sempre così che una misura di protezione sociale viene attaccata e sporcata ogni santo giorno, distogliendo l’attenzione dalla vera misura che produce disuguaglianza e devastazione ambientale: l’accumulazione illimitata di ricchezza da parte di pochissime persone, che si sono arricchite anche sulla crisi pandemica, sulla crisi energetica e ora lo fanno sfruttando la guerra nel nostro continente europeo. Sebbene il Reddito di cittadinanza abbia salvato 3,7 milioni di persone (1,6 famiglie), 742 mila minori e 450 mila persone con disabilità, e durante il governo Conte II si siano messi in campo ristori per sostenere la classe media e fragili, la guerra tra poveri si è insinuata in modo malato nelle menti dei cittadini». 

Su posizioni opposte Italia viva. «Il reddito di cittadinanza è uno strumento che è stato scritto e costruito male, e i suoi effetti si vedono ogni giorno. Non ci sono controlli preventivi, viene concesso su richiesta, e quotidianamente avvengono truffe in merito sventate dallo straordinario lavoro delle forze dell’ordine» attacca il presidente di Italia Viva Ettore Rosato intervistato a Mattino 5. «Prima esisteva il Rei che passava attraverso gli assistenti sociali e i comuni - ricorda -. Uno strumento individuale e personalizzato in grado di essere potenziato, per sconfiggere la lotta alla povertà che è fondamentale». «In questo Paese - prosegue Rosato - ci sono molte persone povere e in difficoltà che il reddito di cittadinanza non lo vedono nemmeno. È questo il problema: arriva a persone sbagliate e non arriva a quelle che ne hanno realmente bisogno. Non solo: il Rdc non aiuta nemmeno a risolvere i problemi dell’occupazione». «L’Italia ha una disoccupazione altissima, ci sono più di 1 milione di persone che percepiscono il Rdc e che potrebbero lavorare. È uno strumento che non mette in contatto futuri lavoratori e imprese, mentre al contrario queste risorse andrebbero trasferite in parte sulla povertà ed in parte alle aziende per incentivare le assunzioni», conclude.

Non la pensa così, ovviamente, il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, del Movimento 5 stelle: «In Italia abbiamo quattro milioni di lavoratori poveri, alcuni dei quali percepiscono il Reddito di cittadinanza perché hanno salari indecenti. Il problema non è il Reddito di cittadinanza ma le paghe da fame. Se a volte non si trovano manovali o camerieri è perché le condizioni di lavoro offerte sono irricevibili. È dunque necessario abbassare il costo del lavoro e aumentare i salari. In commissione Lavoro al Senato è ripresa la discussione sul disegno di legge del M5S. Dobbiamo fare in modo che le cose cambino, per questo sarebbe bene che tutti i partiti aderissero».

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