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Mediobanca non molla il Leone delle Generali

Andrea Giacobino
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«La partecipazione che Mediobanca detiene nelle Assicurazioni Generali svolge un ruolo importante per Piazzetta Cuccia perché è un rischio decorrelato da quello bancario. Siamo molto soddisfatti di questo tipo di esposizione, anche nello scenario a venire. Questo non vuole dire che non monitoriamo eventuali possibilità sul mercato, ma non ci sono colloqui aperti per cambiare lo status quo». Così s’è espresso ieri Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca presentando i risultati trimestrali della banca. Come dire che per ora quel 17,2% nelle Generali resta dov’è e gettando acqua sul fuoco delle indiscrezioni per le quali un dossier sul tavolo prevederebbe per la banca di Piazzetta Cuccia l’ipotesi di uscita da Generali a favore di un’operazione nel risparmio gestito con tre potenziali target: Mediolanum, Banca Generali e Azimut. La possibile operazione riporterebbe la pace tra gli azionisti dopo la battaglia andata in scena sul Leone di Trieste perché Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, soci rispettivamente col 9,95% e 9,82% di Generali, diventerebbero più rilevanti nel gruppo assicurativo. Vero, infatti, è che la quota in Generali contribuisce per ben il 35% all’utile netto di Mediobanca e anche per questo Nagel ha agitato il ramoscello d’ulivo verso Caltagirone (salito recentemente al 5,5% dell’istituto di Piazzetta Cuccia di cui Del Vecchio ha quasi il 20%) affermando che «per noi tutti gli azionisti vanno bene e lavoriamo per tutti gli azionisti e che in Generali è opportuno superare la fase di antagonismo ed entrare in una fase di più stretta collaborazione per il bene della compagnia tra tutti gli attori».

 

 

 

 

Ma poi ha tenuto il punto sottolineando che l’assemblea delle Generali, dove ha vinto la lista del consiglio sostenuta da Mediobanca e ha perso quella di Caltagirone sostenuta da Del Vecchio, «ha permesso l’elezione di un cda con un sistema che è il sistema più invalso a livello internazionale. Questo è un fatto positivo per Generali perché ha una governance competitiva e dà un maggior grado di indipendenza alla compagnia». E non ultima tra le conseguenze il fatto che Mediobanca «continuerà a consolidare a patrimonio netto Generali e ad avere il contributo che ha sempre avuto». Nel terzo trimestre (chiuso lo scorso 31 marzo) l’istituto guidato da Nagel ha segnato risultati sopra le attese con ricavi per circa 700 milioni di euro (di cui commissioni nette per 202 milioni) e un utile netto di 190 milioni. Oggi, intanto, si riunirà il consiglio d’amministrazione delle Generali per nominare i comitati endoconsiliari: sarà interessante vedere come verrà dato spazio alle minoranze e chi entrerà nel comitato per le operazioni con le parti correlate, su cui proprio Caltagirone ha acceso un faro.
 

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