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Spread in fermento, vicino il rialzo dei tassi

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Gianluca Zapponini
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Lo spread sale e fa male. Un po’ l’ultima stretta della Fed, che ha alzato il costo del denaro di 0,50 punti, un po’ le tensioni legate al prolungamento della guerra e il premio assicurato agli investitori che sottoscrivono debito italiano si infiamma. Ancora ieri il differenziale tra il Btp e il bund tedesco è partito al rialzo, toccando i 208 punti base, ai massimi da oltre tre anni, per poi ripiegare a quota 204. Il rendimento del Btp a dieci anni ha raggiunto i 3,2% rivedendo i livelli di novembre 2018, registrando un incremento di 7 punti base (lo 0,07%) che porta il rialzo dei rendimenti italiani dell’ultimo mese a 0,79% (+2,2% in un anno). Il movimento al rialzo dei rendimenti ha coinvolto per la verità tutti i bond europei ma, di nuovo, è più accentuato per quelli italiani. Un bund decennale tedesco paga oggi l’1,14% (lo 0,01% di venerdì).

Senza considerare che un equivalente titolo francese rende l’1,66%, uno spagnolo il 2,25%, un decennale greco paga il 3,6%. Chi paga il conto più salato è sempre l’Italia, dal momento che nazioni con debiti elevati soffrono di più perché l’effetto del rialzo dei tassi sulle loro finanze pubbliche sono maggiori, quasi amplificati. Questo rende ancora più delicata l’eventuale decisione della Banca centrale europea circa un anticipo dell’aumento dei tassi, da sommarsi al disimpegno sui programmi di acquisto titoli. A sentire Olli Rehn, falco finlandese oggi alla guida della Banca centrale del Paese scandinavo ed ex commissario europeo all’Economia, i tempi sono maturi. O quasi. «Un embargo totale sul gas non sarebbe catastrofico dal punto di vista economico, ma bisogna intervenire per rispondere all’andamento dell’inflazione», ha chiarito Rehn in un’intervista alla Stampa. «Penso sia ragionevole prevedere per luglio un aumento dei tassi in linea con la normalizzazione della nostra politica monetaria. E mi aspetto un azzeramento in autunno, ovviamente a patto che non ci siano contraccolpi dalla situazione in Ucraina tali da far deragliare gli sviluppi dell’economia europea».

Al tempo stesso la Bce è pronta a introdurre nuovi strumenti per intervenire in caso di impennata degli spread sovrani, qualora la situazione geopolitica sfuggisse di mano. «Il nostro mandato principale», ha puntualizzato il governatore finlandese, «è la stabilità dei prezzi e dobbiamo concentrarci su questo. Ecco perché ci sarà una normalizzazione della politica monetaria, con un tasso di azzeramento piuttosto rapido. Ben sapendo che allo stesso tempo avremo nella nostra cassetta degli attrezzi una sorta di strumento che potrebbe aiutarci a contrastare la possibile frammentazione delle condizioni finanziarie in Europa».

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