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Guerra e crisi economica, la bolletta brucia i risparmi: il conflitto lo paghiamo noi

Filippo Caleri
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L’unica cosa da sperare è che la guerra finisca presto. A prescindere dai gradi del condizionatore più o meno basso, o dal possibile razionamento di elettricità o beni, la prima conseguenza del conflitto per gli italiani, e gli europei in generale, è che il conto che custodisce i risparmi si sta lentamente svuotando. Insomma la guerra, devastante sul territorio ucraino, è già entrata con la stessa forza distruttiva anche nei portafogli. E li sta svuotando. «Le famiglie attingono dai loro risparmi per attutire l’impatto che i prezzi più elevati dell’energia hanno sui consumi».

A mettere nero su bianco quella che è già una sensazione ben precisa dei consumatori è stata la Banca centrale europea in un’anticipazione del bollettino economico sui prezzi energetici e sui consumi.

«L’evidenza empirica - viene spiegato - conferma che, almeno nel breve periodo, le famiglie riducono sostanzialmente i loro rapporti di risparmio per far fronte all’aumento della spesa per l’energia (sebbene in misura minore se le riserve di liquidità per spese impreviste sono limitate)». Non è solo un allarme ma anche un’indicazione di politica economica ai governi. Che non possono restare con le mani in mano a vedere le famiglie, soprattutto quelle più deboli dal punto di vista reddituale e patrimoniale, continuare a impoverirsi sotto la scure della speculazione.

«L’aumento dei prezzi dell’energia ha implicazioni distributive significative, che richiedono misure di politica fiscale mirate» ha scritto la Eurotower che ha spiegato in termini economici come ragionano le famiglie meno ricche. «L’impatto che i prezzi dell’energia hanno sul reddito e sulla spesa delle famiglie dipende principalmente dal livello di esposizione della famiglia. Le famiglie a basso reddito con alti livelli di esposizione tendono a subire notevoli difficoltà finanziarie quando la spesa energetica aumenta in modo imprevisto e rispondono a tali shock riducendo i risparmi o ritardando i pagamenti. Di conseguenza, è più probabile che tali famiglie ritengano che sia necessario che i governi mitighino l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi dell’energia».

La situazione attuale, in altre parole, sta generando nei nuclei più poveri aspettative di intervento pubblico in grado di disinnescare l’escalation dei prezzi energetici. E gli esecutivi, come peraltro già fatto ma non in maniera sufficiente da quello guidatio da Draghi, non possono eludere le richieste. Anche perché la banca centrale ha aggiunto che a oggi lo shock dell’energia sta modificano radicalmente le abitudini di consumo dei cittadini europei. Senza interventi di calmieramento dei costi il rischio è una frenata consistente della produzione. «Il recente aumento dei prezzi dell’energia è un chiaro vento contrario per la ripresa dei consumi» ha sottolineato la Bce per la quale la fase negativa è iniziata ben prima del conflitto.

«Nelle prime fasi della pandemia, con il deterioramento delle prospettive finanziarie, le famiglie hanno ridimensionato i loro piani di consumo, principalmente in risposta a shock di contrazione dei costi e, subito dopo, a una serie di shock negativi della domanda. Dall’inizio del 2021, gli shock positivi della domanda hanno portato a una ripresa delle condizioni finanziarie, dei consumi e dei risparmi attesi dalle famiglie.

Tuttavia l’aumento dei prezzi delle materie prime osservato dall’estate del 2021 è stato sempre più considerato come un soffocamento della situazione finanziaria prevista delle famiglie, pesando così sui loro piani di spesa». Una benedizione per il decreto che il governo italiano dovrebbe portare in settimana al tavolo del consiglio dei ministri.

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