I prezzi salgono ancora, inflazione al 6,5%
Una corsa senza sosta e senza la ragionevole prospettiva di una frenata, non nel breve termine almeno. A marzo l’inflazione in Italia ha registrato un aumento dell’1% su base mensile e del 6,5% su base annua (da +5,7% del mese precedente). Un’accelerazione, ha chiarito l’Istat, dovuta anche questo mese prevalentemente ai prezzi dei beni energetici, la cui crescita passa da +45,9% di febbraio a +50,9%, in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +36,4%) mentre i prezzi della componente regolamentata continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (+94,6%, come a febbraio). Colpa, inutile dirlo, della guerra in Ucraina scatenata dalla Russia di Vladimir Putin e alla pressione crescente sulle forniture energetiche che da Mosca si snodano per tutta Europa.
A cascata, l’aumento di gas, elettricità e carburanti, impatta anche sui prezzi dei beni alimentari sia lavorati (da +3,1% a +3,9%) sia non lavorati (da +6,9% a +8%). Questo il quadro, ma forse è il futuro a spaventare più del presente. Sì, perché sempre secondo l’Istituto di statistica, infatti, senza gli interventi del governo sull’Iva sul gas e sulle accise sui carburanti, a marzo, l’inflazione sarebbe schizzata al 7,5%. Dunque è lecito chiedersi cosa mai potrebbe succedere qualora a un certo punto il governo dovesse trovarsi a corto di risorse per finanziare nuove misure calmieranti. Per i commercianti non è il momento di prendersi pause, come ha messo in chiaro Confesercenti: «In questo quadro il proseguimento degli interventi, insieme alla fine dello stato di emergenza, potrebbe fermare la corsa dei prezzi e permettere di recuperare circa 10 miliardi di euro di consumi tra aprile e giugno, evitando così una variazione negativa del Pil nel secondo trimestre».
L'inflazione ci cambia la vita: gli effetti su mutui, affitti, pensioni e conti correnti
Il problema inflazione è comunque su scala europeo. Mentre infatti l’Istat diffondeva le sue stime, la Banca centrale europea metteva nero su bianco un brusco peggioramento delle previsioni di inflazione e crescita da parte di economisti e esperti di finanza dell’area euro. I quali si attendono una crescita dei prezzi al consumo del 6% sulla media quest’anno, esattamente il doppio del più 3% che veniva indicato nella rilevazione precedente, effettuata a gennaio. E comunque, c’è lo zampino dell’inflazione anche nel nuovo, ennesimo, record del debito pubblico italiano, salito secondo la Banca d’Italia, nel mese di febbraio, di 22,4 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.736,6 miliardi. Responsabilità, anche e non solo, «della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,8 miliardi)».