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Governo, assalto al tesoretto di Draghi: nel Def dieci miliardi da spartire

Filippo Caleri
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Nonostante il calo della crescita dovuta alla guerra e al caro energia, nelle pieghe del Documento di economia e finanza, che dovrebbe arrivare stamattina alla cabina di regia a Palazzo Chigi, si cela un piccolo tesoretto. Circa 10 miliardi di euro calcolati con il metodo «spannometrico».

E questo perché il deficit previsto per quest' anno resterebbe sotto controllo per effetto del maxi-rimbalzo del Pil dello scorso anno (chiuso con +6,6%). Una situazione che consentirebbe di rispettare il valore del 5,6% del rapporto tra crescita e nuovo debito, indicato nei documenti di bilancio lo scorso settembre. Non solo. I dati fiscali dei primi due mesi dell'anno, che già scontavano l'effetto positivo dei rincari del petrolio dopo il lockdown (non registrati quelli del conflitto ucraino) consentono al Tesoro un minimo di tranquillità. Gli incassi di gennaio e febbraio sono, infatti, confortanti.

Le entrate fiscali sono state pari a 79 miliardi di euro, con un incremento di 12,4 miliardi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (+16,8%). A portare gettito aggiuntivo l'effetto, nei primi mesi del 2022 degli effetti economici del 2021 insieme alla ripartenza delle riscossioni delle cartelle, anche quella soggette alle rottamazioni, sospese per Covid. All'andamento positivo delle entrate ha contribuito anche l'Iva, con un aumento del gettito di 4.501 milioni di euro (+29%), in particolare la componente relativa agli scambi interni che ha evidenziato un incremento di 3.361 milioni di euro (+24,7%), mentre l'Imposta sul valore aggiunto sulle importazioni ha registrato un aumento di 1.140 milioni di euro (+59,2%). Quest' ultimo risultato è legato, in larga parte, al prezzo del petrolio che a gennaio 2022 ha evidenziato un aumento tendenziale del prezzo pari al 57,9%.

Non manca il contante, dunque, nelle casse del Mef che potrebbe, con ragionevole certezza, mantenere la barra della finanza pubblica abbastanza dritta per sostenere anche emissione di maggiore debito. Quanto basta per portarlo nel Documento di economia e finanza anche al 6% del Pil (dal 5,6% previsto). Una facoltà attribuita al governo visto che il Patto di Stabilità Ue è sospeso ed è ancora possibile alzare l'asticella per liberare risorse in linea con il nuovo schema Ue sugli aiuti di Stato per i 26 settori colpiti dalla crisi ucraina. Deve essere ovviamente Draghi a spingere il pulsante dell'extra deficit e cioè dello scostamento di bilancio richiesto più volte dalle forze politiche. La somma totale a disposizione del governo per soddisfare le richieste dei partiti (composto sia dal nuovo debito sia dalle entrate fiscali generate dal mini boom del 2021 pari a 15 miliardi) porterebbero il tesoretto del Def a quasi 25 miliardi.

Attenzione però. Una parte di questi sono stati già impegnati. Circa 20 dovranno, infatti, ripianare le poste impegnate per finanziare gli ultimi due decreti energia nonché gli oltre 14 miliardi di fondi Mef che il primo decreto blocca fra il 2023 e il 2032. Ne restano a disposizione cinque che verrebbero destinati alle coperture per il nuovo round di aiuti, mirati e limitati nel tempo, per famiglie e imprese colpite dagli effetti collaterali del conflitto. I partiti sono in forte pressing sul punto. E difficilmente rinunceranno a lottare, anche a costo di sfidare Bruxelles, per portare a casa fondi per imprese e famiglie. Nel nuovo decreto che si punta ad approvare prima di Pasqua sarebbero previste misure contro i rincari delle materie prime, nuovi aiuti sulle bollette e per gli enti locali, e forse anche un nuovo intervento a sostegno del settore auto, in attesa dell'intervento europeo ancora da concordare. La variabile non è però solo politica. Maggioranza e opposizione premono per nuovi interventi da qualificare come debito «buono» secondo la terminologia usata da Draghi.

La bontà sarebbe determinata dal fatto che non finanzierebbe gli investimenti (come richiesto da Bruxelles) ma dal sostegno per il mantenimento della coesione sociale a rischio se la crisi si prolungasse. Fin qui le considerazioni politiche. Che si scontrano con quelle tecniche, di segno opposto. Fonti parlamentari interpellate da Il Tempo confermano che lo spazio fiscale, il tesoretto insomma, va creato con atti politici. Perché a oggi non ci sono grandi margini nel bilancio cosiddetto a legislazione vigente per finanziare altri interventi. A Draghi l'arduo compito di trovare una quadra tra l'emissione di carta finanziaria che potrebbe portare il debito oltre il 150% del Pil, irritando i mercati e lo spread, e la ricerca di una ricetta che dia in prospettiva ai mercati segnali di discesa 

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