I Benetton dicono ancora no a Cdp. La partita su Autostrade si allunga
Il capitolo Autostrade, aperto dopo la tragedia del Ponte Morandi, subisce l’ennesimo rinvio. Atlantia risponde alla nuova proposta della cordata guidata da Cassa Depositi e prestiti per l’88,06% di Aspi con una bocciatura. D’altra parte la nuova offerta della Cassa presentata la scorsa notte non prevedeva cambiamenti rispetto al prezzo di valutazione della quota. E così la holding dei Benetton al termine di un lungo consiglio di amministrazione fa sapere che «i termini economici e le condizioni» presentati da Cdp sono «ancora non conformi e non idonei ad assicurare una adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione. Nell’offerta dunque mancano gli elementi necessari per concedere un periodo di esclusiva agli offerenti».
Il board si dice comunque disposto a «proseguire il dialogo con Cdp e altri co-investitori di suo gradimento per agevolare la presentazione di una nuova offerta vincolante e satisfattiva al più tardi entro il 30 novembre 2020, affinché i soci possano eventualmente tenerla in dovuta considerazione».
Come atteso, inoltre, la holding rinvia l’assemblea del 30 ottobre chiamata a votare il progetto di scissione parziale del gruppo, con l’intenzione di riconvocarla entro e non oltre il 15 gennaio 2021. I tempi si allungano nuovamente e non è detto che questa volta l’Esecutivo - concentrato ormai da giorni sulle misure di contrasto al coronavirus - non decida di intervenire. L’offerta presentata da Cdp prevedeva di raggiungere un’intesa entro le prossime 10 settimane. La Cassa aveva rilanciato la proposta sull’88,06% di Autostrade insieme al fondo americano Blackstone e all’australiano Macquaire. Per quanto nuova, l’offerta presentata dalla cordata di Cdp non vedeva un rilancio sul prezzo di acquisto di Aspi. La valorizzazione di Autostrade restava infatti ferma a circa 9,5 miliardi di euro.
La scorsa settimana la holding dei Benetton Atlantia aveva rimandato al mittente la prima proprio per il prezzo ritenuto troppo basso. È stato compiuto «uno sforzo significativo», sottolinea la Cassa. Mentre in un’intervista a la Faz il fondo Tci - azionista di Atlantia - aveva ribadito che l’88% di Aspi vale tra gli 11 e i 12 miliardi di euro e che la minaccia fatta dall’Esecutivo circa la revoca della concessione ad Autostrade è «illegale» e rappresenta «una palese violazione dei principi dell’Unione europea». L’offerta dettagliata della Cassa prevedeva che Cdp Equity diventasse il primo azionista con il 40% di una nuova ’bidco' (società) attraverso cui sarebbe stato realizzato l’investimento e nominati presidente e amministratore delegato di quest’ultima e di Aspi. L’operazione prevedeva inoltre il possibile ingresso di altri investitori italiani nella compagine azionaria della bidco. Cdp sarebbe stata affiancata da Blackstone e Macquarie, che inizialmente avrebbero dovuto detenere ciascuna il 30% del nuovo veicolo. «Blackstone e Macquarie, tra i più importanti investitori a livello internazionale, dispongono delle dotazioni finanziarie necessarie e hanno dimostrato negli ultimi mesi, tra i soggetti che hanno manifestato interesse per Aspi, il maggior impegno di risorse nelle attività di due diligence in vista di un possibile investimento», sottolinea la Cassa depositi e prestiti. Se fosse stata accolta, l’offerta avrebbe portato all’individuazione di termini, condizioni e prezzo definitivi dell’operazione a seguito di una due diligence di 10 settimane. Ora i tempi sembrano essere molto più lunghi.