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Il coronavirus durerà sette anni. Lo dicono le profezie di Papa Giovanni

Pier Carpi (a sinistra) e Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII

Nel libro di Pier Carpi del 1976 i versi, attribuiti a Roncalli, che prevedono la pandemia mentre ci sono due Papi. Oltre a un'altra macabra profezia...

Davide Di Santo
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Si parla di riaprire fabbriche e scuole, e via via aziende, negozi e ristoranti fino a un graduale ritorno alla normalità. Prima dell’estate, sia chiaro, ché l’Italia è in quarantena dal 9 marzo ma già ci sembra un’eternità. Eppure in certi ambienti, per così dire esoterici, si sono messi l’anima in pace: dovremmo convivere con il coronavirus per altri sette anni, e con una certa dose di patimenti dalle dimensioni epocali. In sintesi, siamo all’anticamera dell’Apocalisse. Di cosa stiamo parliamo? Di un libro che nelle ultime settimane è tornato a girare tra le mani di iniziati, occultisti e illuminati di ogni fratellanza, che oltre a prevedere l’arrivo della pandemia che ha messo in ginocchio mezzo mondo fornirebbe anche informazioni su come andrà finire. Spoiler: piuttosto male.  Si tratta de «Le profezie di Papa Giovanni», controverso volume uscito nel 1976 a firma di Pier Carpi, ancora presente nel catalogo delle Edizioni Mediterranee.

Tra le presunte profezie attribuite ad Angelo Roncalli, consegnate all’autore da un misterioso «grande vecchio» alla rocca di San Leo, forte romagnolo dove tra l'altro fu rinchiuso l'esoterista e avventuriero Cagliostro, ci sono i versi dedicati all'epidemia che sconvolgerà il mondo.  «È il tempo dei due imperatori. E la Madre non ha padre, perché molti vogliono esserne padre. E due sono sostenuti dai contendenti», si legge verso la fine del libro di profezie che abbracciano un periodo che va dal 1935 al 2033. Il riferimento ai due imperatori viene letto dall’autore come la contrapposizione di due candidati al Soglio di Pietro, due Papi rivali. «Due fratelli e nessuno sarà Padre vero. La Madre (ovvero la Chiesa, ndr) sarà vedova», si legge infatti in un altro passo in cui è facile, con l’occhio alla storia recente, scorgere una possibile allusione alla convivenza di Benedetto XVI e Francesco. Ebbene, a questo punto della storia «si alzano le grida e le barriere della contesa, già dall'acque esce la Bestia. E la carestia ferma gli eserciti. Gli uomini si contano morire. E dopo la carestia, la pestilenza». Un morbo ferma gli eserciti, come la pandemia del nuovo coronavirus che ha determinato il cessate il fuoco generale, almeno in un primo momento visto che in Libia, per esempio si è tornato a combattere. «Iddio ha scatenato la guerra della natura per impedire la guerra degli uomini», si legge ancora a pagina 158. E i due imperatori? Il primo «muore di fame, chiuso nella torre del suo sogno», il secondo «nel deserto» è «assalito dagli animali della pestilenza, sconosciuti». E qui, nel linguaggio allusivo e allegorico tipico degli scritti profetici, c’è chi vede l’origine animale del virus, pipistrelli e pangolini vettori del Sars CoV2 verso l’uomo. 

Ancora più oscuro il prosieguo della profezia, con riferimenti biblici all’Apocalisse come la frase «il tempo è vicino» che rimanda a quella di Giovanni sull'avvento del Redentore: «La figlia di Caino è salita a Nord, a predicare. Lussuria nella nuova Babilonia, per sette anni. Il settimo anno cade il settimo velo di Salomè, ma non esiste imperatore, non esiste chi sappia alzare la spada e recidere il collo di Giovanni. Il tempo è vicino». Carpi ci vede i segni della fine dei tempi, sette anni di pestilenza e carestia seguiti dal caos. Ma anche, scrive nei commenti che accompagnano le profezie, «l'avvento di una superiore civiltà umana, basata sulla fede, la conoscenza, la fratellanza tra gli uomini».

Ora è importante sottolineare che quanto riportato non è stato scritto direttamente dal Papa buono, Giovanni XXIII. La genesi del libro è piuttosto oscura anche se ci si basa soltanto sulla versione dello stesso Pier Carpi, scrittore più che prolifico scomparso nel 2000, regista e sceneggiatore di fumetti e studioso dell’occulto e del paranormale. Amico e confidente di Licio Gelli, in un’intervista a Enzo Biagi aveva definito il "venerabile" della loggia massonica P2 «il nuovo Cagliostro» e proprio seguendo le orme dell'alchimista siciliano cominciò a scrivere «Le profezie di Papa Giovanni» uno o due anni prima  della pubblicazione. Sostiene, l’autore, di aver ricevuto da un massone di altissimo grado le profezie rilasciate da Angelo Roncalli, anche lui «iniziato», ai tempi in cui il futuro papa era delegato apostolico in Turchia, intorno al 1935. Il misterioso gran maestro incontrato alla rocca di San Leo avrebbe lasciato trascrivere all'autore solo una piccola parte delle segrete carte, autorizzandone la divulgazione. Il libro uscì nel 1976 con l’eloquente sottotitolo «La storia dell'umanità dal 1935 al 2033», e sarebbe finito nel dimenticatoio se non fosse per alcune profezie dedicate alla storia della Chiesa che sono tornate recentemente di attualità. 

Prima per l’elezione di un Pontefice «benedetto, benedetto, benedetto». Poi per l’arrivo del Papa povero, «Santo scalzo» come Francesco d’Assisi, e i presunti riferimenti alla convivenza dei due pontefici: «E ci sarà un altro Padre, prima della tua sepoltura, a pregare lontano per te, per le ferite della Madre». Coincidenze? Suggestioni? Parole volutamente criptiche il cui senso può essere plasmato sopra un’infinità di accadimenti? Sarà. Nel dubbio mettiamo a referto un altro paio di profezie sugli anni a venire, dato che il libro svelerebbe fatti fino al 2033. La prima riguarda proprio il «Papa scalzo», che troverà la morte quando tornerà nel suo paese natio (sarà certamente un caso, ma Bergoglio nonostante i numerosi viaggi apostolici nella sua Argentina ancora non si è fatto vedere). La seconda prevede la fine violenta di un potente personaggio, dal nome simile a quello di Rasputin. Chi ricorda?

 

Davide Di Santo

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