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Studenti a lezione di sentimento

Un'ora di educazione delle emozioni alle medie e negli istituti superiori

Valentina Pelliccia
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di Valentina Pelliccia

"Educazione sentimentale" è la nuova materia che verrà inserita nel programma scolastico del quarto e quinto anno degli istituti superiori della regione Piemonte e poi della regione Marche (quest'ultima attraverso la Commissione Pari Opportunità). Su iniziativa del Consiglio Regionale Piemontese e dell'Associazione 'Filosofia in movimento', viene così attuato, inizialmente in queste regioni, il progetto di "Educazione sentimentale", che si sviluppa in corsi tenuti dal Professor Paolo Ercolani (docente di filosofia dell’educazione all’Università di Urbino) e dalla psicoterapeuta Giuliana Mieli. I corsi di "Educazione sentimentale" inizieranno il prossimo 30 novembre a Verbania, in Piemonte. Si tratta della prima vera iniziativa culturale volta a supplire la mancanza d’iniziativa delle istituzioni in tale ambito e a colmare il vuoto legislativo. Infatti, l'Italia e la Grecia sono gli unici Paesi europei in cui l'educazione sentimentale non è prevista nei programmi scolastici. Una proposta di legge per l’istituzione di un’ora di educazione ai sentimenti alle medie e agli istituti superiori è stata depositata alla Camera nel corso della passata legislatura, ma non è mai stata approvata. L'Italia dunque, resta indietro rispetto all'Europa. Eppure, affrontare tali tematiche è necessario, come sancisce la Convenzione di Istanbul, firmata dall'Italia, in base alla quale gli stati ratificanti devono inserire una forma di educazione all'affettività nelle scuole. Infatti, secondo l'articolo 14 della Convenzione, in primo luogo, "le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all'integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi"; in secondo luogo "le parti intraprendono le azioni necessarie per promuovere i principi enunciati al precedente paragrafo 1 nelle strutture di istruzione non formale, nonché nei centri sportivi, culturali e di svago e nei mass media". Già nel 2001 il Professor Umberto Galimberti, uno dei più noti filosofi italiani, si era soffermato sull'analisi delle emozioni, evidenziando come l'analfabetismo emotivo stesse prendendo piede tra i giovani. L'analfabetismo emotivo (o analfabetismo emozionale) è l'incapacità di riconoscere e controllare le proprie emozioni. Questo si inserisce in una fase evolutiva già di per sé molto delicata e difficile, ossia l’età del cambiamento, caratterizzata da rilevanti modificazioni di natura somatica, neuro-endocrina e psichica che sconvolgono l’intero equilibrio dei giovani. Il ruolo della famiglia è fondamentale, in quanto, le mappe cognitive, che costituiscono la dimensione emotivo- sentimentale di un individuo, si formano attraverso la cura che i bambini ricevono nei primi tre anni di vita. "Se nei primi tre anni di vita - afferma il Professor Umberto Galimberti-, i bambini non sono seguiti, accuditi, ascoltati, allora ci si trova di fronte ad un misconoscimento che crea in loro la sensazione di non essere interessanti, di non valere niente. Crescono così senza una formazione delle mappe cognitive, rimanendo ad un livello d'impulso. Il passo successivo dovrebbe essere di passare dagli impulsi alle emozioni. Poi si arriva al sentimento che è una forma evoluta". Si inserisce qui l'importanza della scuola, "il sentimento non è una dote naturale, è una dote che si acquisisce culturalmente. Se la letteratura non viene "frequentata" e i libri non vengono letti, se la scuola disamora, allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d'impulso o al massimo di emozione". Dunque, quello che dovrebbe essere un percorso di apprendimento fisiologico, in realtà non viene trasmesso attraverso l’ereditarietà genetica. Si apprende in famiglia e attraverso la cultura. L'unico modo per combattere questo analfabetismo emotivo è costituito dall'educazione sentimentale (identificata altresì come "educazione emotiva" o "educazione affettiva" ), considerata dal Professor Galimberti come l'unica materia che dovrebbe essere obbligatoria. Se questa educazione sentimentale non viene attuata, i rischi sono tanti: noia, apatia psichica, isolamento, incapacità di gestire i conflitti e contenere gli stati d'animo, mancanza di stimoli che poi spesso induce i ragazzi più fragili a cercare di colmare il conseguente vuoto attraverso risposte forti, come lo "stordimento emotivo" causato da alcol e droga, o il "disinteresse per tutto", soluzione più facile e comoda per assopire le emozioni come una sorta di difesa inconscia. Tutto questo avviene perché senza una giusta educazione emotiva viene meno la consapevolezza del confine, della differenza e dell’equilibrio tra bene e male, tra giusto e ingiusto e tra lecito e illecito. Viene meno il senso del rispetto per l'altro, a causa di un individualismo smisurato. Le conseguenze sono testimoniate dalle cronache di cui purtroppo veniamo tutti a conoscenza ogni giorno: assenza di empatia, libertà senza vincoli, comportamenti delittuosi dei giovani, gesti estremi, violenze, raptus improvvisi, femminicidi e aumento di fenomeni quali, ad esempio, il bullismo.

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