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U.A.P: un incontro sul nuovo nomenclatore tariffario

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L’U.A.P. annuncia una conferenza stampa che si terra’ il prossimo 22 gennaio alla presenza di tutte le maggiori associazioni di categoria rappresentative delle strutture private convenzionate e dell’ospedalità accreditata per chiarire la proposta avanzata al ministero della Salute volta a consentire l’erogazione di un servizio pubblico essenziale reso impossibile dal nuovo nomenclatore tariffario e per far fronte ai disservizi che si stanno verificando a seguito dell’applicazione di questo nuovo nomenclatore, a tutela della sanita’ pubblica e privata.

La scorsa settimana l’U.A.P., l’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti ed Ospedalità Privata, ha inviato una lettera rivolta ai massimi vertici delle Istituzioni nazionali e del Ministero della Salute, e in particolar modo al Ministro della Salute Orazio Schillaci, contenente una proposta chiara e risolutiva dei problemi introdotti dalle tariffe previste dal nuovo Nomenclatore Tariffario, entrato in vigore il 30 dicembre scorso. Tale proposta, presentata prima dell’udienza del 28 gennaio p.v., vuole evitare di indebitare oltremodo gli ospedali pubblici delle Regioni del Sud Italia in piano di rientro, che non saranno più in grado di erogare i servizi per i valori sotto costo, il cui disavanzo verrà ripianato dalle tasche dei cittadini italiani con la propria contribuzione, nonché la chiusura di molte strutture sanitarie private delle regioni del Sud Italia in piano di rientro, che saranno costrette a svendere sotto costo e diventare preda di interessi non nazionali.

"Occorre chiarire agli italiani che le nuove tariffe introdotte non sono più remunerative, come erroneamente sostenuto - si legge nella nota dell'Uap - ma sono il frutto di una strategia per far fallire le strutture sanitarie private accreditate, oltre a causare il tracollo della salute di noi italiani, mentre le Regioni del Nord Italia, non essendo in piano di rientro, possono adeguare le proprie tariffe. Al riguardo, infatti, occorre ricordare che il nuovo Nomenclatore tariffario doveva entrare in vigore già dal 2017, ma l’allora Ministro della Salute, On.le Roberto Speranza, non lo ha mai reso operativo in quanto inapplicabile. Ed infatti, già il giorno dopo l’approvazione, avvenuta il 14 novembre alla Conferenza Stato-Regioni, la Regione Lombardia ha deliberato un nuovo nomenclatore tariffario rialzando i fondi per evitare un miliardo di euro di perdita per l’anno successivo se si fosse applicato il nuovo tariffario con i tagli previsti, come affermato dallo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia.
Analogamente, anche la Regione Veneto ha dichiarato di mantenere sino ad aprile il precedente nomenclatore introdotto dal Decreto Balduzzi, perché i prezzi previsti dall’attuale nomenclatore non sono remunerativi, né per le strutture private accreditate, né tantomeno per gli ospedali pubblici, così come fatto da tante altre Regioni del Nord Italia che non sono in piano di rientro. Ci troviamo quindi dinanzi ad una situazione nazionale spaccata in due: le Regioni del Nord Italia che non sono in piano di rientro possono aumentare le proprie tariffe evitando il tracollo delle strutture accreditate e degli ospedali pubblici, mentre le Regioni del Sud Italia in piano di rientro, obbligate ad applicare tali tariffe, rischiano il fallimento delle proprie strutture.
Senza considerare la necessità che la sanità privata continui ad erogare un servizio a sussidio della sanità pubblica. Infatti, nelle strutture pubbliche che non possono assolvere alla richiesta di erogazione di diagnostica si usa la formula intramoenia ospedaliera pubblica, dove i cittadini sono costretti a pagare il triplo per esami che le strutture private erogano alla metà del prezzo. Occorre una regia chiara ed una riorganizzazione dei servizi che esuli da ragionamenti basati su economie di scala, al fine di garantire qualità del servizio, diagnosi immediate, giusti percorsi clinici e terapie con esami adeguati, che non possono essere erogati sotto costo. Si fa presente che dopo la pubblicazione del Decreto in Gazzetta Ufficiale, avvenuto il 27 dicembre u.sc., con grande scrupolosità, l’U.A.P. unitamente ad AIOP e ANISAP hanno richiesto la sospensione di tale decreto, che è stata concessa dal TAR Lazio il successivo 30 dicembre. Purtuttavia, in pari data il Ministero della Salute, per mezzo dell’Avvocatura di Stato, ha chiesto l’annullamento di tale sospensione, dichiarando che tale nomenclatore fosse già in vigore da diversi mesi e che la sua sospensiva avrebbe creato un disastro a livello nazionale, ottenendo così l’annullamento della sospensiva. In realtà, occorre chiarire agli italiani che i disservizi che si sono creati immediatamente dopo l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore, sussistono tuttora soprattutto per i medici di base, che hanno estrema difficoltà a compilare le impugnative a causa del caos creato con i cambi dei codici. Ci si chiede il motivo per cui è stato erroneamente affermato che tale sospensiva avrebbe creato un disservizio, quando invece il disservizio è stato creato proprio dall’applicazione di tale tariffario, soprattutto visto che la sospensiva non è durata nemmeno un’ora. Occorre sottolineare che la sospensiva avrebbe invece consentito alle strutture pubbliche e private di avere il tempo necessario per adeguare i nuovi codici, che hanno creato problemi con tutti i sistemi informatici a livello nazionale, e per correggere le tariffe, che attualmente prevedono rimborsi improponibili, come dimostrano alcuni esempi. Per l’esame del PSA Reflex (PSA + PSA Free), esame necessario per l’individuazione di una patologia tumorale, il precedente tariffario prevedeva un rimborso di € 14,82 (tariffa ferma da 20 anni), oggi l’attuale nomenclatore prevede un rimborso per entrambi gli esami di soli € 3,95. Per l’esame del D Toxoplasma (anticorpi IgG e IgM) con eventuale test di avidità è previsto un rimborso di € 8,50 a fronte del precedente rimborso di 23,37. Per la visita cardiologica comprensiva di ECG, il precedente tariffario prevedeva un rimborso di € 24,53 ed oggi l’attuale nomenclatore prevede un rimborso di € 17,90. Alla luce di ciò, riportiamo la lettera contenente la proposta concreta presentata dall’U.A.P., unitamente alle maggiori associazioni di categoria rappresentative di 27.000 strutture sanitarie private accreditate e ospedalità accreditata, volta a chiedere l’applicazione del tariffario Balduzzi, già elaborato in aggiunta ai nuovi Lea, al fine di continuare a garantire un servizio e risolvere con tempestività ogni problema per i medici di base e per tutto il sistema sanitario nazionale, perché a pagarne le spese saranno i cittadini italiani e la loro salute.
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"L’U.A.P. unitamente a tutte le associazioni di categoria rappresentative delle oltre 27.000 strutture sanitarie private, propone la soluzione qui di seguito indicata, al fine di superare la grave situazione in cui versa la sanità italiana ed evitare i gravi disservizi che si stanno verificando nell’erogazione di una medicina non di appropriatezza, a danno della salute dei cittadini. Nel giudizio avanti al TAR Lazio avente ad oggetto l'impugnazione del nuovo tariffario, l'Avvocatura dello Stato ha sostenuto nelle proprie difese l’estrema difficoltà di applicazione del dm 2023 in caso di sospensione del dm 272/24 (sul punto l’istanza di revoca dell’Avvocatura: “In sostanza, la disciplina che, dal 1 Gennaio 2025 è destinata a trovare applicazione per effetto della sospensione, è – appunto – quella del D.M. 23 giugno 2023, dal che consegue la necessità non già di riattivare il precedente nomenclatore/tariffario vigente alla data del 29 dicembre 2024, bensì di attivare il sistema tariffario del giugno 2023, con i relativi nomenclatori e cataloghi regionali, il che presuppone una necessaria pianificazione e valutazione di impatti organizzativi, tecnologici ed economici, con il coinvolgimento di tutti i fornitori di applicativi e con la possibilità – considerato il numero delle installazioni a livello sia ambulatoriale sia aziendale – che si renda necessario un blocco del sistema di prescrizione, prenotazione ed erogazione, con conseguente disservizio all’utenza e ritardi nell’erogazione delle prestazioni e, in ultima analisi, con un impatto sulla salute dei pazienti”). Al fine di superare l'empasse a soluzione per i cittadini, l’U.A.P. propone di applicare il tariffario Balduzzi con l'aggiornamento ISTAT  già da noi elaborato in aggiunta ai nuovi Lea. Si resta a disposizione per inviare le tariffe aggiornate e per un confronto ove ritenuto utile a far rientrare l'allarme nazionale a vantaggio dei cittadini, degli operatori privati e pubblici, auspicando in una positiva risoluzione della problematica prima del 28 gennaio 2025".

 

 

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