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Quei Mazzonari diventati un clan. E il boss Sandokan che amava Napoleone

Alessio Gallicola
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Da oggi siamo tutti un po’ più liberi. Non è un azzardo, è la constatazione della fine di una storia criminale, quella del Clan dei Casalesi, che ha contrassegnato la vita di una regione, la Campania, e forse dell’intero Paese. Il pentimento di Francesco Schiavone sancisce il declino ormai irreversibile di un certo contropotere, in grado per decenni di esercitare un’attività di surroga dello Stato grazie soprattutto alla capacità di carpire il consenso delle persone offrendo lavoro in una terra di disoccupazione più o meno organizzata. Si è pentito, Schiavone, perché quel mondo non esiste più. E oggi, a 70 anni, dopo 26 di carcere duro, con 6 figli che, suo malgrado, hanno preso la sua direzione ed un contorno di famiglie camorristiche in cui quasi tutti sono passati a collaborare con lo Stato, gli è sembrato forse di fare la figura dell’"ultimo giapponese", quello rimasto col cerino in mano. Un pensiero insopportabile per uno con un simile pedigree criminale. Appartenente a un clan riconosciuto come "confederazione". Detto “Sandokan” per la sua somiglianza con Kabir Bedi, nomignolo che lo ha sempre irritato. Sei figli da Giuseppina Nappa: Nicola, Carmine, Ivanhoe, Walter, e due gemelline, nate durante la sua latitanza. Condannato a svariati ergastoli.

 

 

La prima volta dietro le sbarre finisce a 18 anni, per detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, il passaporto minimo per essere preso in considerazione da 'O Sistema. Nessuno meglio di lui può raccontarci la storia dell’ascesa dei Mazzonari, i guappi del Dopoguerra, alla dimensione di clan mafioso tra i più influenti al mondo. Autista e scorta armata al narcotrafficante Umberto Ammaturo, nel 1981 la promozione ad affiliato. La carriera verso il vertice è rapida, Schiavone è tanto sanguinario quanto scaltro. Responsabile militare del clan, fa il doppio gioco per sostituirsi al capo Antonio Bardellino. Accusa Mimì Iovine, fratello di Mario, boss dei Casalesi, di essere confidente dei carabinieri, provocando la sua uccisione per ordine di Bardellino, e scatenando la vendetta di Mario, che con la scusa di un incontro di affari va a casa di Bardellino in Brasile e gli sfonda il cranio con una cazzuola. Fatto fuori ‘O Boss, invita a un summit suo nipote ed erede, Paride Salzillo, e lo strangola mentre due affiliati gli tengono gambe e braccia. Ucciso Mario Iovine a Cascais, in Portogallo, crivellato di colpi in una cabina telefonica, diventa il capo incontrastato di un clan che per la Dda di Napoli fattura 30 miliardi di euro. Finisce in manette ma la prima Sezione penale della Cassazione presieduta da Corrado Carnevale annulla l’accusa di associazione camorristica. Prima, nell'89, era stato arrestato pure all'estero, in Francia, grazie a una minuziosa indagine operata dal vicequestore di Caserta, Luigi De Stefano.

 

 

Sale anche agli onori della cronaca economica del Paese perché gli inquirenti lo dipingono come uno dei più importanti soci di Cirio e Parmalat in Campania. In tutto il Casertano, in parte del Napoletano, delle Marche, dell’Abruzzo e della Lucania, grazie all’alleanza stretta con la camorra casalese e alle tangenti pagate dalle aziende ai clan, il latte distribuito dalla Cirio e poi dalla Parmalat conquista il 90 per cento del mercato. Il boss sanguinario è anche un appassionato di storia (in particolare del Regno delle due Sicilie e di Napoleone Bonaparte) e della letteratura epica (Omero, il ciclo di Re Artù). Il suo romanzo storico prediletto è Ivanhoe, di Walter Scott (così battezza uno dei suoi figli). Trascorre la latitanza ad approfondire i suoi interessi letterari e a dipingere icone religiose e ritratti di Bonaparte e Mussolini. Si dice che in alcune botteghe di Caserta si vendano ancora rarissimi dipinti eseguiti da Schiavone, che nel ritrarre Gesù Cristo riproduce i tratti del proprio viso. Ora, dopo 26 anni, inizia forse il lavoro più duro per i magistrati che interrogheranno Sandokan. Quanto di ciò che racconterà è vero? E quanto servirà solo a preservare per i suoi eredi gli interessi e il denaro accumulati in tutti questi anni?

 

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