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Putin minaccia i caccia Nato: la mappa del rischio in Italia

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Andrea Riccardi
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Vladimir Putin ha respinto la possibilità che il suo Paese attacchi un membro della Nato bollandola come «pura assurdità», ma ha lanciato un avvertimento: qualsiasi base aerea occidentale che ospiti jet da combattimento F-16 di fabbricazione Usa destinati a essere schierati in Ucraina sarebbe un «obiettivo legittimo» per le forze del Cremlino. Le parole del presidente russo, durante una conversazione con i militari nella regione di Tver, sono giunte all’indomani dell’appello di Volodymyr Zelensky ad «accelerare le consegne degli F-16», cosa definita vitale dal leader ucraino.
Kiev attende dai partner occidentali la consegna dei caccia - che aumenteranno la pressione militare sulla Russia - mentre va avanti da mesi l’addestramento dei piloti ucraini su questi aerei da guerra. La minaccia di Putin punta a mettere in guardia l’Occidente dal fornire basi aeree da cui gli F-16 potrebbero lanciare sortite contro le forze del Cremlino: diventerebbero «un obiettivo legittimo», ha ammonito, precisando comunque che gli F-16 in ogni caso «non cambieranno la situazione sul campo di battaglia. Distruggeremo i loro aerei da guerra così come distruggiamo i loro carri armati, i veicoli blindati e altre attrezzature, compresi i lanciarazzi multipli».

 

«A me pare molta propaganda», è stato il commento del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Colpire gli aeroporti Nato? «Non credo che lo farà» e «non credo che Putin vorrebbe la guerra mondiale, anche perché poi non la vincerebbe, quindi non credo che gli convenga», ha rimarcato. In Russia proseguono le indagini sull’attacco al Crocus City Hall e Mosca continua a ribadire la pista ucraina, al di là della rivendicazione jihadista: secondo gli inquirenti russi sarebbe emerso che gli attentatori avrebbero ricevuto ingenti somme di denaro e criptovalute da Kiev. E mentre la repressione ha visto l’arresto di cinque giornalisti, Mosca è tornata sull’ipotesi ventilata da Emmanuel Macron dell’invio di soldati occidentali in Ucraina. «Agli attuali governanti occidentali e ai nuovi "Napoleoni" che minacciano ancora una volta di inviare truppe in Oriente, consigliamo di non dimenticare le lezioni della storia», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha ricordato il 210° anniversario della «vittoriosa conclusione della campagna estera dell’esercito russo del 1813-1814» e la sconfitta della «Grande armata di Napoleone».

Mosca intanto guarda alla cooperazione con Pyongyang. Il direttore dell’intelligence estera russa Svr, Sergei Naryshkin, è stato in visita in Corea del Nord dal 25 al 27 marzo. Lo scopo era approfondire la cooperazione e discutere più in generale sulla sicurezza regionale, per affrontare «le sempre crescenti azioni di spionaggio e complotto da parte delle forze ostili». È giallo invece su un caccia russo recipitato nel Mar Nero al largo della penisola di Crimea: il governatore di Sebastopoli, Mikhail Razvozhayev, ha riferito che il pilota è riuscito a buttarsi dal velivolo ed è stato recuperato dai soccorritori a circa 200 metri dalla corsa, ma non ha fornito dettagli sulle possibili cause, mentre i media ucraini, citando il canale Telegram Crimean Wind, hanno riportato che il jet sarebbe stato abbattuto dal fuoco russo.

 

Sul fronte europeo, da Polonia e Repubblica Ceca sono giunte notizie di indagini su presunte attività russe sotto traccia. L’Agenzia per la sicurezza interna polacca (Abw) ha fatto sapere che sta «conducendo operazioni nell’ambito di un’indagine su attività di spionaggio per conto della Russia contro Stati e istituzioni dell’Unione europea», mentre il Security Information Service (Bis) della Repubblica Ceca ha rivelato una rete organizzata dalla Russia che avrebbe cercato di influenzare le elezioni europee di quest’anno per scegliere l’Europarlamento in vari Paesi europei, tra cui in Germania, Francia e Belgio.

Spiragli di trattativa arrivano dall’ex cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, che ha affermato di ritenere che la sua amicizia con il presidente russo Vladimir Putin possa contribuire a porre fine alla guerra in Ucraina. «Lavoriamo insieme da molti anni in modo sensato. Forse questo può ancora aiutare a trovare una soluzione negoziata, non vedo altra soluzione», ha detto Schroeder, amico di Putin da quando è stato cancelliere dal 1998 al 2005 e continua a lavorare per le società prevalentemente russe che gestiscono i gasdotti Nord Stream attraverso il Mar Baltico. Sebbene abbia descritto l’attacco russo all’Ucraina come un «errore fatale», non si è tuttavia staccato da Putin e chissà che non possa mediare per aprire una via diplomatica verso la pace.

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