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Caso Bari, l'ex sindaco Arena: "Quando cacciarono me il Pd non mosse un dito"

Pietro De Leo
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Demetrio Arena era sindaco di Reggio Calabria per il centrodestra, nel 2012 quando il suo comune fu sciolto dall’allora ministro Cancellieri per contiguità mafiosa. Dopo appena un annodi mandato. Oggi, alla luce delle polemiche intorno alla commissione d’accesso nominata a Bari.

Proviamo a ripercorrere quei giorni?
«Nel 2011 a Reggio Calabria la situazione era incandescente, con la città dilaniata da un violento attacco politico posto in essere dalla sinistra, all’indomani dell’elezione plebiscitaria dell’ex sindaco Giuseppe Scopelliti a governatore della Calabria. Il Pd speculava sulla crisi finanziaria del Comune, la stessa situazione di quasi tutti gli enti d’Italia. Contestualmente, ci fu un’operazione su presunte infiltrazioni mafiose nella gestione di una società mista che si occupava delle manutenzioni. Il Partito Democratico alimentò una gogna mediatica senza precedenti e alcuni suoi parlamentari presentarono un’interrogazione parlamentare al premier e all’allora ministro dell’Interno, sollecitando l’invio di una Commissione d’Accesso. Fu l’inizio di tutto. La sinistra, quindi, a quel tempo fece pressione per un’iniziativa del ministero dell’Interno. La sinistra diede l’impulso decisivo allo scioglimento. I commissari inviati dal Ministero stilarono una relazione piena zeppa di errori e con particolari omissioni».

Il risultato?
«Dopo soli 17 mesi dall’insediamento, l’amministrazione comunale di Reggio Calabria fu mandata a casa, senza che nessun componente dell’esecutivo fosse inquisito o indagato. Il Comune venne sciolto secondo il principio di contiguità mafiosa, un provvedimento che Cancellieri definì preventivo e non sanzionatorio».

Come valuta, oggi, l’atteggiamento dei partiti della sinistra che invece fanno quadrato su Decaro?
«Comprensibile ma incoerente. Quel Pd che oggi parla della situazione di Bari gridando allo scandalo e definendolo un chiaro attacco politico, è il partito che diede il via alla distruzione di Reggio Calabria. Eppure, in tutti questi anni, la sinistra non ha mai analizzato seriamente i danni irreparabili che lo scioglimento di un Comune provoca ai cittadini. Personalmente, sono umanamente solidale nei confronti di Decaro, seppur contestandogli che, da presidente dell’Anci, non abbia mai affrontato seriamente le falle di una legge folle. Purtroppo, come spesso accade, i problemi seri diventano tali solo quando li vivi sulla tua pelle. Sicuramente, in favore mio e della mia città non ci fu alcuna levata di scudi».

Lei subì anche un’inchiesta a suo carico. Ricevette attacchi per questo dall’opposizione?
«Ero un professionista prestato alla politica e gli attacchi furono infiniti e di ogni tipo, scorretti e feroci. All’epoca esponenti del Pd si rivolsero alla Procura della Repubblica contestandola correttezza del mio operato riguardo il bilancio del Comune di Reggio Calabria. Dopo ben 12 anni, lo scorso dicembre, il Gup ha deciso di prosciogliermi perché "il fatto non sussiste". Per intenderci, non ho neanche dovuto subire un processo».

Dodici anni sono davvero tanti. Dopo questa assoluzione qualcuno le ha mai chiesto scusa?
«Mai, nessuno, nonostante la mia vita e quella dei miei familiari sia stata totalmente stravolta. Proprio come Reggio Calabria, che si lecca ancora le ferite causate da questo provvedimento scellerato».

Secondo lei la legge sullo scioglimento necessita di correttivi?
«Assolutamente sì, tempestivamente. Non è possibile decretare lo scioglimento di un Comune solo su sospetti e a scopo preventivo. Qualora dovesse succedere a Bari, cosa che spero non accada, non avverrà sicuramente a causa della famosa foto con i parenti del presunto boss, che ormai viene utilizzata solo per distogliere l’attenzione dal cuore del problema. Vorrei farla riflettere su un altro esempio. Qualche anno fa, Roma era devastata da inchieste molto gravi, con possibili infiltrazioni mafiose per le quali si ipotizzava addirittura lo scioglimento del Comune. Può immaginare, anche a livello mondiale, cosa sarebbe successo se il Governo dell’epoca avesse deciso per questo provvedimento? Mi auguro che l’esecutivo Meloni modifichi in tempi brevi questa legge obbrobriosa. Ha il coraggio e l’autorevolezza per ripristinare lo Stato di diritto.

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