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Mondo di mezzo, Salvatore Buzzi: "Chi ha tradito Roma ora siede in Parlamento"

Stefano Liburdi
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«Maledetta Gara Cup, mi è costata un surplus di pena, un arresto illegittimo e ora la pensione».

Si riferisce alla turbativa d'asta per la quale è stato indagato e assolto?
«È una storia lunga, ora gliela racconto».

Abbiamo trovato Salvatore Buzzi, seduto su una panca di legno nella pace del giardino di Villa Maraini dove è ospite per curare la sua dipendenza dall'alcol. Jeans, camicia bianca, maglione rosso sulle spalle, legato davanti al collo, come si usava qualche anno fa. L'ex ras delle coop, protagonista insieme a Massimo Carminati, dell'inchiesta "Mondo di mezzo", nota come "Mafia Capitale" scoppiata con gli arresti del 2 dicembre 2014, è chino in avanti, gomiti poggiati sul tavolo intento a leggere "I fratelli Karamazov" di Fëdor Dostoevskij. «Lo ha letto mia moglie e le è piaciuto molto, così mi è venuta la curiosità di leggerlo», ci dice richiudendo il libro e venendoci incontro. Una sentenza del Tribunale di Roma del 13 marzo scorso, presieduto dal giudice Donatella Casari, ha rigettato la richiesta di Buzzi di annullare il provvedimento dell'Inps che ha sconosciuto il suo rapporto di lavoro subordinato, intercorso alle dipendenze della cooperativa "29 Giugno", dal febbraio 1999 al luglio 2018.

Quando ha saputo della decisione dell'Inps?
«La notifica è arrivata a febbraio 2023. Mi trovavo nel carcere di Catanzaro da settembre quando sono stato arrestato nel cuore della notte nella struttura di Lamezia Terme dove ero ospite per curare la mia dipendenza dall'alcol. Sono andato in Calabria perché quello è stato l'unico centro disposto ad accogliermi. Il 15 novembre del 2022 ho compiuto 67 anni e con 35 anni di contributi, regolarmente versati, finalmente avrei potuto andare in pensione».

Invece?
«Invece la pensione non è arrivata ea febbraio mi è giunta la notifica dell'Inps, con allora presidente Pasquale Tridico, dove ho appreso che non mi sono stati riconosciuti i contributi versati per vent'anni. Unico caso tra tutte le persone coinvolte nell'inchiesta Mondo di mezzo. Tra l'altro l'Inps ha trattato i miei contributi. A questo punto abbiamo fatto ricorso, ma qualche giorno fa è arrivata la sentenza del Tribunale che ha dato ragione all'Inps».

Quali sono le motivazioni alla base di questo provvedimento?
«L'Inps sostiene che l'attività illecita ha coinciso con la gestione e l'operato della 29 Giugno, datando in maniera presuntiva al 1999 l'inizio di tale situazione, cioè da quando sono diventato presidente della cooperativa. Ricordo che le condanne che ho ricevuto riguardano eventi che vanno dal 2012 al 2014. Inoltre, tengo a precisare che sempre in questo periodo, le nostre cooperative avevano circa 100 commesse attive e esclusivamente sei di queste sono state coinvolte in vicende giudiziarie con un'incidenza del 5% sul fatturato».

Il Tribunale come ha motivato la sentenza?
«Il giudice Casari non ha calcato troppo sull'attività illecita, ha parlato poco di "mafia", essendo questa accusa decaduta su pronuncia della Cassazione. Ritiene però che, pur essendone il presidente, non ho dimostrato di aver svolto attività lavorativa nella 29 Giugno. Assurdo.
Chiederò una raccolta firme a tutti gli oltre 1300 soci e dipendenti della cooperativa per testimoniare il mio effettivo rapporto di lavoro con la 29 Giugno. Inoltre, a confermare l'esistenza di tale rapporto, c'è il Tfr che nel novembre 2023 mi è stato corrisposto dal liquidatore della coop, nominato dal ministero dello Sviluppo Economico, che così facendo ha implicitamente riconosciuto il rapporto di lavoro».

Quanto sta pesando su lei e la sua famiglia questo nuovo capitolo di una vicenda infinita?
«Molto. Sia a livello psicologico che pratico. Sono sei mesi che mi trovo volontariamente ospite a Villa Maraini con un programma semiresidenziale. Una scelta fatta per evitare nuovi traumi ai miei cari, in particolare a mia figlia di quattordici anni. Arrivo qui la mattina e quando esco inizio subito a lavorare nell'amministrazione di una cooperativa, così almeno maturo nuovi contributi per la pensione».

Crede che ci sia un accanimento della giustizia nei suoi confronti?
«Guardi, mi sento perseguitato da una parte precisa della magistratura. Prima la condanna con un surplus di pena da parte del giudice Picazio nell'Appello bis, poi l'arresto illegittimo in Calabria, come ha stabilito la Cassazione, ora la sentenza del giudice Casari che di fatto mi toglie la pensione».

Sta tirando di nuovo in ballo la famosa Coppa Gara?
Il 22 ottobre 2019 annulla l'aggravante mafiosa per gli imputati «Sì. Su questa vicenda, in cui sempre la stessa parte di magistratura non ha forse voluto indagare fino in fondo, mi dichiaro "prigioniero politico". Insieme al giornalista Umberto Baccolo ho scritto il libro "Mafia Capitale. La gara CUP del PD di Zingaretti" per "la Bussola edizioni", l'unico editore che ha avuto il coraggio di pubblicare la nostra opera. Qui tutto racconto su quella gara...».

Compreso il paradosso della confessione non creduta?
«Certo. Siamo imputati, in otto ci dieci dichiariamo colpevoli di turbativa d'asta e il procuratore generale Catalani sposa in pieno la mia ricostruzione dei fatti. Diddi, il mio avvocato, si spinge oltre e parla di tangenti promesse verso esponenti vicini al presidente della Regione, come si evince dalle intercettazioni telefoniche. Eppure il giudice Picazio ci assolve tutti.

Finita così?
"NO. Ho deciso di scrivere un libro su questa vicenda paradossale e forse questo mi è costato la pensione. Palamara ha confermato la mia ricostruzione sul Cup in un'intervista a "La Verità" del 15 agosto dello scorso anno, dove rivela che Zingaretti, saputo dell'esistenza dell'inchiesta che lo lambiva, andò a parlare con lui al Csm per informarsi sulla vicenda. Tutte cose scritte nel dettaglio sul mio libro che sta passando sotto silenzio».
Buzzi, che ha ancora una pena residua da scontare di quattro anni e 4 mesi, quando parla guarda dritto negli occhi, ma il suo sguardo appare ormai più stanco che arrabbiato.

Come trascorre la sua giornata a Villa Maraini?
«Come detto arrivo la mattina e partecipo alle varie attività di gruppo. Ho iniziato a frequentare un corso per Oss per assistenza sanitaria, una cosa che mi sta interessando molto. Tutti mi trattano bene qui. Mi conosco ma si rivolgono a me senza pregiudizi. Ringrazio il fondatore della fondazione Villa Maraini Massimo Barra e tutti gli operatori che, senza discriminazioni, mi hanno accolto nella loro struttura dove sto riprendendo in mano la mia vita».

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