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Dossieraggio, “caccia a Becciu”. Le indagini di Striano e quelle lettere del Papa

Gabriele Imperiale
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Pasquale Striano e la caccia al cardinale Giovanni Becciu e al suo “sistema di potere”: è l’ultima incredibile rivelazione del caso Dossier. Il luogotenente della Guardia di Finanza, infatti, avrebbe indagato anche su personaggi molto vicini a Becciu: il finanziere Raffaele Mincione, il minutante della Segreteria di Stato Fabrizio Tirabassi, il broker Gianluigi Torzi, il testimone Luciano Capaldo e Cecilia Marogna. Ma su impulso di chi? Chi avrebbe dato l’ordine al finanziere di agire? Perché lo avrebbe fatto? A ricostruire la vicenda Luca Fazzo su Il Giornale. La storia dell’incredibile caccia di Striano a Becciu prende avvio da tre lettere firmate “Francesco” e corredate dallo stemma papale. Datate 2 e 5 luglio 2019 e 2 febbraio 2020 sono le missive in cui il Papa da il proprio via libera alla caccia agli affari del cardinale infedele, dando pieni poteri ai promotori di giustizia vaticani. 

 

 

È un “incarico di portata straordinaria – sottolinea Fazzo – che autorizza i pm di San Pietro a utilizzare fonti, consulenti, banche dati in modo praticamente illimitato”. Proprio a seguito delle missive di luglio “un ordine di scavare sugli amici di Becciu arriva a destinazione sul tavolo più impensabile – spiega il giornalista – quello di Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di finanza in servizio da tempo alla Dna, la Procura nazionale antimafia”. Proprio a luglio 2019, le indagini del Vaticano prendono slancio: il 2 luglio Francesco ordina approfondimenti sul finanziamento chiesto allo Ior per coprire una speculazione edilizia a Londra da monsignor Pena Parra e, contemporaneamente, ordina al Promotore di giustizia Alessandro Diddi di monitorare l’istituto adottando “qualunque tipo di provvedimento”. Tre giorni più tardi sempre Bergoglio emana un secondo ordine dando al Promotore la possibilità di intercettare con ogni mezzo comunicazioni utenze, fisse, mobili e ogni altra comunicazione nei confronti di soggetti le cui attività siano “utili per lo svolgimento delle indagini”. 

 

 

Decisioni papali a parte, oggi è chiaro che tra il 19 e il 22 luglio, Striano fa accertamenti su tre degli indagati e condannati nel processo insieme a Becciu e Marogna: sono Raffaele Mincione, Fabrizio Tirabassi e Gianluigi Torzi. Ma non si ferma qui. Il finanziere poi fa di più: fa interrogazioni anche su Marogna e sul testimone del processo Luciano Capaldo. Ma – come sottolinea Fazzo – “sono iniziative che Striano assume quando il caso è ormai scoppiato, e i nomi da scrutare possono essergli arrivati da chiunque. Invece il 2 e il 5 luglio quei tre nomi non li conosce nessuno”. Interrogativi su interrogativi che adesso si allargano vista anche l’inchiesta aperta dai promotori di giustizia vaticani su quanto accaduto. Inchiesta su cui ieri proprio il promotore di giustizia Alessandro Diddi ha spiegato al nostro giornale essere solo “un atto dovuto”.

 

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