Intelligenza artificiale, la linea italiana. Greco: "Benessere e competitività"
«Il via libera all’AI act segna uno spartiacque perché l’Europa, prima nel mondo, ha affrontato in maniera sistematica il problema di dare delle regole a questo settore così dinamico. Bisogna specificare - spiega il responsabile del comitato di coordinamento per l’aggiornamento delle strategie sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale Gianluigi Greco - che non è l’intelligenza artificiale in sé ad essere regolamentata, perché stiamo parlando di una tecnologia a cui per definizione non puoi mettere paletti. L’Europarlamento ha stabilito quali applicazioni, derivanti dall’IA, possono essere sviluppate. Dato che alcune di esse potrebbero essere troppo rischiose».
In concreto quali sono i pericoli delineati dalla normativa europea?
«Innanzitutto è stato vietato che l’IA venga utilizzata per il controllo biometrico di massa, ossia sistemi di videosorveglianza che permettono agli Stati di sapere dove si trova e cosa fa un proprio cittadino in un determinato momento. Nel dettaglio l’IA è centrale in questi processi perché basta l’incrocio tra una foto e un database per individuare una persona. Dunque abbiamo scongiurato, che al di là delle evoluzioni tecnologiche, questo procedimento possa essere attuato. Un secondo limite è stato imposto al cosiddetto social scoring, un termine mutuato dall’affidabilità creditizia ed esteso all’affidabilità sociale di un cittadino. Il quale perderebbe la propria privacy e ogni sua azione sarebbe valutata con un punteggio dal suo Stato. Un terremoto sul piano della libertà individuale e sociale».
Come si svilupperà la normativa europea in Italia?
«La direttiva è cogente ma ogni Paese membro deciderà come attuarla. In parallelo Roma ha lanciato una via italiana all’IA per cercare di sviluppare tali sistemi con l’obiettivo di orientarli al benessere delle persone e alla competitività delle imprese. Per rafforzare la nostra posizione internazionale è necessario che l’Italia sull’IA dica la propria. Da professore universitario penso che atenei, studenti e imprenditori abbiano una grandissima opportunità».
C’è una stretta correlazione tra cybersicurezza e intelligenza artificiale.
«La seconda sta avendo un notevole impatto sulla prima, soprattutto nel mondo dell’hackeraggio. Però c’è anche l’altro lato della medaglia dato che con l’IA siamo in grado di difenderci. Non possiamo accettare passivamente che ci siano delle persone che utilizzino queste tecnologie in maniera illecita, dunque la parola d’ordine è competenza: nel saper utilizzare nel migliore dei modi l’IA per proteggere la sicurezza. Infatti non è un caso che l’intelligenza artificiale sia il tema principale del G7 a guida italiana».