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Rai, le paure di Pd e M5S. Così slitta il Cda

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Lui. Fra.
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Come anticipato da "Il Tempo" sul quotidiano del 13 marzo, a viale Mazzini potrebbe rallentare l'iter per il rinnovo dei membri del Cda. La Rai guarda alle Europee. Saranno mesi intensi, i prossimi, in casa tv di Stato. Dopo la partenza dei palinsesti estivi l’attenzione si focalizzerà altrove. Sul nuovo assetto che, per la governace dirigenziale, andrà a delinearsi. All’orizzonte, subito dopo le Elezioni Europee, la composizione del nuovo cda. Non scontata tantomeno banale questa tempistica: dalla sponda grillina, in verità, avevano provato ad accelerare i tempi e chiudere la pratica entro, al massimo, il 20 maggio. Questo avrebbe presupposto che, nel giro di qualche giorno, la Camera avesse avviato il bando e quindi l’iter burocratico per la presentazione dei curriculum da parte dei nuovi aspiranti consiglieri. Niente da fare: nulla si muoverà prima del 25 marzo. Il calcolo è presto fatto: l’Aula potrebbe iniziare a votare i nuovi membri del cda non prima del 25 maggio. Praticamente impossibile, con la pausa dei lavori parlamentari che le elezioni dell’ 8 e 9 giugno presuppongono. Tutto rinviato a metà o addirittura fine giugno. Con tutto ciò che ne consegue.

 

 

 

 

Non tanto nella maggioranza, dove un accordo di massima parrebbe esserci: a Giampaolo Rossi, già membro del cda e oggi dg, andrebbe la poltrona di ad. In quota Forza Italia invece, a cui spetterebbe il ruolo di presidenza oggi occupato da Marinella Soldi, gode di ottime chance Simona Agnes. La partita vera si gioca tra Pd e M5S. Sui nomi, soprattutto nel Pd stavolta, c’è indecisione. Pare assai improbabile la rielezione di Francesca Bria, eletta nel 2021 quando la segreteria di Via del Nazareno parlava un’altra lingua. Oggi priorità e nomi dei democratici sarebbero altri. Viaggia invece sulla strada della riconferma il grillino Alessandro Di Majo. La partita vera degli accordi però, vedrà la sua massima espressione in Commissione di Vigilanza, dove è necessaria la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti per ratificare la nomina del presidente del cda. In questa dinamica, sebbene abbiano sparute speranze di eleggere un membro in Cda, giocano una partita importante Renzi e Calenda. Che potrebbero, ancora una volta, differenziarsi dal campo largo. Qui è comunque difficile un accordo univoco Pd – 5 Stelle che possa portare a ratificare in commissione quanto deciso dai membri del Cda.

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