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Caso Amara, anche l'Appello dà torto a Davigo: confermata la condanna a un anno e tre mesi

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I giudici della corte d’Appello di Brescia hanno condannato Piercamillo Davigo, ex componente del Csm ed ex magistrato simbolo del pool di Mani Pulite, dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta sulla presunta loggia Ungheria. Il verdetto conferma la condanna inflitta, in primo grado, a un anno e tre mesi (pena sospesa) pronunciata lo scorso 20 giugno. 

 

 

A metà luglio Davigo aveva presentato ricorso in appello contro la condanna stabilita dal Tribunale di Brescia il 20 giugno per rivelazione e utilizzazione di segreto sui verbali della loggia Ungheria resi dall'ex legale esterno di Eni, Piero Amara, alla Procura di Milano. I legali Francesco Borasi e Davide Steccanella, del foro di Milano, avevano depositato l'atto d'appello parlando di una sentenza impugnata che è "divisa in due parti che risultano in palese contraddizione tra di loro". In particolare i fatti ricostruiti durante il processo di primo grado sarebbero privi "con assoluta certezza" di "qualsivoglia rilevanza penale". Inoltre il collegio della prima sezione penale di Brescia (Spanò-Macca-De Nisi) sarebbe incorso in "plurimi travisamenti" in contrasto con la sentenza di assoluzione con rito abbreviato emessa dal guo di Brescia Silvia Milesi nei confronti di Paolo Storari, il pm che consegnò a Davigo i verbali di Amara, e "inserzioni suggestive di considerazioni 'dietrologiche' o complotti tra colleghi prive di riscontro alcuno”. Non l’hanno pensata così i magistrati dell’Appello.

 

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