Dossieraggio, quando per Repubblica era il "fondo oscuro del potere"...
Manconi, ex senatore Dem, scrisse del caso. Ma i nomi di destra non erano usciti. Oggi si smarca: «Non aggiungo nulla». E tra i Dem nessuno condanna le spiate
Il 4 agosto del 2023 su La Repubblica è uscito l’articolo «Caso dossieraggio a Perugia, il fondo oscuro del potere» a firma dell’ex senatore Luigi Manconi. «I corpi di polizia (...) esercitano un’opera di prevenzione che li porta ad acquisire informazioni, a raccogliere notizie, ad accumulare conoscenze. Ovvero, un gigantesco lavoro di elaborazione di dati e di intelligence. Siamo nell’ambito di quelli che una magnifica espressione di Tacito definito arcana imperii», ossia i segreti del potere. «Chi possiede le chiavi di tutto ciò?» si chiedeva Manconi. Sottolineando come l’accesso ai segreti comportava un «potere non soggetto a vincoli» che è anche «quello che deriva dalla possibilità di organizzare un dispositivo di controlli e un sistema di ricatti». All’epoca dei fatti i nomi trapelati erano solo due: quello del ministro Guido Crosetto e del calciatore portoghese Cristiano Ronaldo. Ma tanto bastava per lanciare l’allarme. In questi giorni però di nomi ne sono emersi a centinaia e la preoccupazione di ieri assume tinte ancora più fosche. Abbiamo provato a parlarne proprio con Manconi che però ha gentilmente declinato l’offerta, «non saprei che dirle, anche perché da allora non ho saputo più niente».
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Per Tommaso Foti il caso fa emergere «metodi da Unione Sovietica, non a caso i politici del Pd e del Movimento 5 stelle non sono state vittime degli spioni e dei dossieraggi creati ad arte da certa stampa spazzatura». Un’affermazione non del tutto corretta visto che fra gli «spiati» ci sono anche Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd in Veneto. Di vero c’è che da Pd e M5S non si è levata, finora, nessuna voce per condannare questa presunta attività di dossieraggio fatta eccezione per Zanoni e Walter Verini. Il consigliere Zanoni ha evidenziato che «probabilmente qualcuno voleva screditarmi ma non ci è riuscito».
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Mentre Walter Verini ha dichiarato che «se dati sensibili sono stati acquisiti con accessi abusivi (...) è interesse del sistema tutto sanzionare». Peril resto tutto tace. Nel frattempo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, tra gli intercettati, fa sapere che dopo le audizioni chieste dai magistrati Giovanni Melillo e Giuseppe Cantone a Csm, Commissione Antimafia e Copasir deciderà se fare altrettanto.