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Dossieraggio, quando per Repubblica era il "fondo oscuro del potere"...

Manconi, ex senatore Dem, scrisse del caso. Ma i nomi di destra non erano usciti. Oggi si smarca: «Non aggiungo nulla». E tra i Dem nessuno condanna le spiate

Edoardo Romagnoli
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Il 4 agosto del 2023 su La Repubblica è uscito l’articolo «Caso dossieraggio a Perugia, il fondo oscuro del potere» a firma dell’ex senatore Luigi Manconi. «I corpi di polizia (...) esercitano un’opera di prevenzione che li porta ad acquisire informazioni, a raccogliere notizie, ad accumulare conoscenze. Ovvero, un gigantesco lavoro di elaborazione di dati e di intelligence. Siamo nell’ambito di quelli che una magnifica espressione di Tacito definito arcana imperii», ossia i segreti del potere. «Chi possiede le chiavi di tutto ciò?» si chiedeva Manconi. Sottolineando come l’accesso ai segreti comportava un «potere non soggetto a vincoli» che è anche «quello che deriva dalla possibilità di organizzare un dispositivo di controlli e un sistema di ricatti». All’epoca dei fatti i nomi trapelati erano solo due: quello del ministro Guido Crosetto e del calciatore portoghese Cristiano Ronaldo. Ma tanto bastava per lanciare l’allarme. In questi giorni però di nomi ne sono emersi a centinaia e la preoccupazione di ieri assume tinte ancora più fosche. Abbiamo provato a parlarne proprio con Manconi che però ha gentilmente declinato l’offerta, «non saprei che dirle, anche perché da allora non ho saputo più niente».

 

Per Tommaso Foti il caso fa emergere «metodi da Unione Sovietica, non a caso i politici del Pd e del Movimento 5 stelle non sono state vittime degli spioni e dei dossieraggi creati ad arte da certa stampa spazzatura». Un’affermazione non del tutto corretta visto che fra gli «spiati» ci sono anche Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd in Veneto. Di vero c’è che da Pd e M5S non si è levata, finora, nessuna voce per condannare questa presunta attività di dossieraggio fatta eccezione per Zanoni e Walter Verini. Il consigliere Zanoni ha evidenziato che «probabilmente qualcuno voleva screditarmi ma non ci è riuscito».

 

Mentre Walter Verini ha dichiarato che «se dati sensibili sono stati acquisiti con accessi abusivi (...) è interesse del sistema tutto sanzionare». Peril resto tutto tace. Nel frattempo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, tra gli intercettati, fa sapere che dopo le audizioni chieste dai magistrati Giovanni Melillo e Giuseppe Cantone a Csm, Commissione Antimafia e Copasir deciderà se fare altrettanto.

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