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Intelligence, allarme sull'eversione anarchica antisionista: “Minaccia concreta e insidiosa”

Francesca Musacchio
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L’attivismo anarco-insurrezionalista, anche nel 2023, ha rappresentato nello scenario eversivo interno il più concreto e insidioso vettore di minaccia. Lo scrive l’intelligence nella "Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza" presentata ieri a Roma dal direttore generale del Dis Elisabetta Belloni e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Nell’ultimo anno la galassia antagonista, e in particolare il mondo anarchico, hanno confermato il livello di attenzione da parte dei servizi segreti. Nel 2023 il mondo anarchico si è fatto notare per le campagne a favore di Alfredo Cospito con mobilitazioni a favore del leader della Federazione Anarchica Informale/ Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI), detenuto al 41 bis. Le mobilitazioni, soprattutto nei primi mesi del 2023, si sono concentrate in «diverse reazioni offensive che - si legge nella relazione - sostenute da una mirata propaganda istigatoria, hanno colpito altrettanti, diversificati obiettivi, riferibili ai molteplici fronti di attivazione tipici dell’area: dall’opposizione al progresso tecnologico alla lotta alla "repressione", ai "poteri economico-finanziari", alle devastazioni ambientali e all’"industria della guerra"». Ma il mondo anarchico ha fatto sua anche la guerra in Medio Oriente, che ha «richiamato l’attenzione dei libertari in chiave prettamente anti-imperialista e anticolonialista», orientando la «propaganda verso istituti bancari italiani, con presunti interessi nei "Territori Occupati", e nei confronti di aziende, pubbliche e private, del comparto della difesa». Oltre alla partecipazione a manifestazioni pro Palestina che, in alcuni casi, sono sfociate in disordini.

 

 

La questione palestinese, quindi, è stata cavalcata dagli anarchici, oltre alla «strumentale attenzione nei confronti del mondo del lavoro, con riferimento tanto a controversie salariali e occupazionali d’importanti realtà produttive nazionali, quanto ai variegati settori del precariato lavorativo, spesso a prevalente composizione immigrata, ritenuti, dalla propaganda d’area, i nuovi terreni dello "scontro di classe"». Ma non solo. L’intelligence ha registrato anche «attività di proselitismo tra i circuiti più giovanili della militanza antagonista». Inoltre, questi «attivisti hanno cercato di serrare i ranghi facendo perno, sia a livello propagandistico che di "piazza", soprattutto sull’antimilitarismo che, oltre a ribadire la sua consolidata valenza aggregativa e trasversale, ha trovato nuovo slancio con gli eventi mediorientali. Oltre a cortei e presidi, si è infatti assistito a iniziative di propaganda e controinformazione in chiave "antisionista", nel più ampio quadro della campagna denominata "Boicotta, Disinvesti, Sanziona" (BDS), volta a orientare l’opinione pubblica verso forme di pressione contro Israele».

 

 

L’intelligence, però, si è concentrata anche su un altro aspetto della minaccia interna legata al terrorismo jihadista, con il monitoraggio dei foreign fighters che si unirono a Isis nel quadrante siro-iracheno. Nel 2023 «sono aumentati a 149 (di cui 39 ritornati) i soggetti inclusi nella "lista consolidata" redatta in ambito di Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, in quanto a vario titolo connessi con l’Italia». E l’intelligence ha continuato a «monitorare l’eventuale arrivo/transito sul territorio nazionale di soggetti «a rischio» – per background, vicende giudiziarie o comunque segnalati in ambito di cooperazione internazionale per profili di pericolosità – che potrebbero sfruttare anche i canali migratori clandestini». L’anno scorso grazie al contributo degli 007 sono stati espulsi «soggetti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale». Nello specifico si è trattato di 77 rimpatri di cui 13, in prevalenza tunisini, «a carico di soggetti che erano riusciti a rientrare in Italia clandestinamente nonostante fossero stati già rimpatriati negli anni precedenti».

 

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