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Strage di Erba, il pg Tarfusser non ci sta e affronta il Csm: “Scelta politica e censura ingiusta”

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Cuno Tarfusser passa al contrattacco all’indomani della decisione del Csm per il sostituto pg che ha redatto una richiesta di revisione sulla strage di Erba. Atto che entra nell’udienza in programma a Brescia venerdì 1 marzo, ma lui - annuncia - non sarà presente nell’aula della corte d’Appello. «Il ‘buffetto’ della censura che mi è stato inflitto ben poco abbia a che fare con il diritto e la giustizia, ma sia una decisione di ‘politica giudiziaria per via disciplinare’ volta a tutelare un sistema giudiziario ormai in decomposizione. Assolvermi avrebbe non solo delegittimato i vertici della Procura generale di Milano, ma avrebbe messo in pericolo la fallimentare politica delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari dominata dalla perversa correntocrazia che il cosiddetto ‘scandalo Palamara’ non ha minimamente scalfito».

 

 

Una sanzione inflitta, a suo dire, «per avere studiato degli atti processuali, avere scritto un atto giudiziario ed averlo depositato nella segreteria della Procura generale di Milano. Insomma, per avere fatto il magistrato. La mia colpa? Non avere preventivamente informato il mio ‘capo’ venendo così meno al dovere di correttezza verso il ‘capo’ e violando un ‘regolamento interno’ all’ufficio» spiega Tarfusser. «Vero? Assolutamente no, perché il 24 marzo 2023 perfettamente consapevole delle norme, dei ruoli, della gerarchia e consapevole della delicatezza del mio atto, ho chiesto al ‘capo’ un incontro urgente per discutere ‘diffusamente di una cosa tanto delicata quanto importante su cui stavo lavorando da alcune settimane’. Ho atteso una settimana intera e, constatato che il ‘capo’ ha ignorato la mia richiesta, ho esercitato la mia funzione di magistrato, autonomo e indipendente, soggetto solo alla Costituzione, alla legge, agli atti processuali e alla mia coscienza» e così il 31 marzo scorso ha depositato l’atto in segreteria. 

 

 

«Per quanto mi riguarda - sottolinea il sostituto pg Tarfusser che dopo aver letto le motivazioni è pronto a fare ricorso in Cassazione - posso solo dire che rifarei esattamente quello che ho fatto, orgoglioso di avere, anche in questo caso, esercitato il ministero di magistrato autonomo e indipendente, innanzitutto verso l’interno, prima ancora che verso l’esterno» sottolinea. «Tra pochi mesi andrò in pensione, ci andrò senza nostalgia per un mondo che non sento più mio. Posso però con orgoglio guardare indietro a un percorso professionale, a livello nazionale e internazionale, di successo che pochi altri possono vantare e che nessuno mi può togliere. Purtroppo, in un mondo impregnato da invidie e gelosie, il successo non viene perdonato e il merito non viene riconosciuto», aggiunge. Per Tarfusser «una riforma della giustizia non è più rinviabile. Una riforma seria, profonda, degna di questo nome. Una riforma che finalmente sradichi i tossici centri di potere e non si limiti, come avviene da decenni, a somministrare blandi antidolorifici ad un malato agonizzante. Sempreché una Politica seria, lungimirante, autorevole, esista e si decidesse finalmente a farla. Per me - chiosa il magistrato - arriverà in ritardo, ma i cittadini, i nostri figli e nipoti hanno diritto ad un sistema giudiziario quantomeno decoroso». Tarfusser è stato sanzionato disciplinarmente dal Csm con la 'censura' per aver violato le linee guida della Procura generale di Milano in tema di revisione dei processi, in particolare sul caso della strage di Erba.

 

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