Migranti e Ong, la sparata di Casarini: "Class action contro il governo"

La Libia non è un porto sicuro e consegnare alle autorità di Tripoli i migranti è un reato. Lo ha stabilito la Cassazione con una decisione che ha esultare lo Ong. La Suprema corte ha reso definitiva la condanna nei confronti del comandante del rimorchiatore Asso28 che, nel lontano 2018, soccorse 101 persone nel Mediterraneo centrale e le riportò in Libia da dove erano partite consegnandole alla locale guardia costiera. Per la Cassazione si trattò di "abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”. Gli effetti possibili della sentenza sono ancora da valutare, visto che sono passati sei anni dai fatti, tuttavia le Ong festeggiano. Luca Casarini, fondatore della ong Mediterranea Saving Humans, va all'assalto del governo e afferma che la Cassazione "ha chiarito in maniera definitiva che la cosiddetta 'guardia costiera libica' non può 'coordinare' nessun soccorso, perché non è in grado di garantire il rispetto dei diritti umani dei naufraghi, diventa un reato grave anche ordinarci di farlo, come succede adesso”. L'ex disubbidiente annuncia poi ricorsi contro il decreto Piantedosi e una“grande class-action contro il governo e il ministro dell’Interno e il memorandum Italia-Libia”. 

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Non poteva mancare l'analoga uscita di Sea Watch Italia. "Dalla Corte di Cassazione arriva una sentenza inequivocabile, la Libia non è un porto sicuro e chiunque consegni alle autorità libiche le persone salvate è perseguibile. Crolla il castello di carte costruito dalle politiche italiane ed europee che hanno istituzionalizzato la pratica dei respingimenti collettivi con l’accordo con la Libia del 2017", dice all’Adnkronos la Ong che vede la possibilità di far decadere la "legge Piantedosì, che vorrebbe imporre il coordinamento con la cosiddetta Guardia costiera libica, oltre a ridurre la presenza delle ong in mare. Ci aspettiamo che questo precedente abbia risvolti concreti".