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Trani, chi sono i due evasi dal carcere: accusati di rapina a mano armata e furto

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Sono due magrebini di 22 e 28 anni i due giovani uomini evasi dal carcere di Trani oggi pomeriggio: erano in carcere da poche settimane. Il primo è stato arrestato ad Andria, a inizio febbraio, perché avrebbe rapinato, armato di coltello, un ragazzo del suo cellulare; l’altro, invece, era stato portato in carcere perché accusato di furto e danneggiamento, avvenuti a Terlizzi, nel Barese. Entrambi erano in attesa del primo giudizio. Secondo quanto ricostruito, i due sarebbero riusciti a scappare dal reparto nuovi giunti, dov’erano momentaneamente allocati, scavalcando il muro di cinta e scendendo rapidamente da un’altezza di sei metri.

Le autorità hanno diramato a tutte le forze dell’ordine le foto segnaletiche dei due evasi, che sono ricercati attivamente in tutta la zona: sono in corso posti di blocco di polizia, carabinieri e guardia di finanza ad ogni uscita della strada statale 16, oltre ad attive ricerche nelle campagne circostanti, dove si sono dispersi. «Trani ospita il doppio dei detenuti della capienza regolamentare, con un organico di poliziotti penitenziari ridotti al minimo, per cui un poliziotto deve gestire più posti di servizio contemporaneamente, mandando a farsi benedire la sicurezza», ha commentato Federico Pilagatti, segretario regionale Sappe. «Purtroppo, è quello che è accaduto oggi per cui i detenuti hanno sfruttato questa carenza di sicurezza, riuscendo ad uscire dal reparto in cui erano alloggiati e fare lo stesso percorso che è stato fatto da alcuni detenuti tre anni fa, durante l’evasione di agosto».

L’ultima evasione dal carcere di Trani, infatti, avvenne il 26 agosto 2021: fuggirono il 25enne Daniele Arciuli, in carcere per omicidio, arrestato dopo due mesi di latitanza a Triggiano, e il 31enne Giuseppe Antonio De Noja, rapinatore seriale, che si costituì a Bari, in questura, dopo cinque giorni. «Noi, anche in quell’occasione, avevamo chiesto all’amministrazione di prendere dei provvedimenti però, nel frattempo, nulla è accaduto. Noi ci mobiliteremo presto, perchè non vorremmo che questi episodi accadano di nuovo anche in altre carceri, poichè è inaccettabile che, per colpe precise l’amministrazione penitenziaria, poi a pagare debbano essere i poveri poliziotti, i quali oltre a essere costretti a lavori massacranti, alla fine potrebbero anche pagare per colpe non loro».

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