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I giudici cancellano mamma e papà: il ritorno di genitore 1 e 2

Christian Campigli
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 Una sentenza che entra a gamba tesa su un tema delicato, eticamente rilevante e indubbiamente complesso. Al centro di un tira a molla politico e giudiziario che va avanti da anni. E che divide, in modo netto e categorico, destra e sinistra. «La Corte d'Appello di Roma smentisce un decreto del Ministero dell’Interno del 2019, guidato all’epoca da Matteo Salvini, e lo condanna ad applicare la dicitura genitori o altra dicitura che corrisponda al genere del genitore sulle carte d'identità elettroniche rilasciate a persone minorenni». Una decisione clamorosa, quella resa nota ieri dall’associazione Famiglie Arcobaleno. I giudici di secondo grado capitolini hanno infatti «ribadito un concetto molto semplice: sulla carta d’identità di un bambino/bambina non possono essere indicati dati personali diversi da quelli che risultano nei registri dello stato civile».

Una vicenda che è iniziata cinque anni fa. Quando, un decreto firmato da Matteo Salvini, impose espressamente che sui documenti venisse scritto «padre» o «madre» e non «genitore uno» o «genitore due». Sigle, queste ultime due, che non avevano mai convinto il centrodestra, da sempre attento alle tradizioni cristiane del nostro Paese. Non è un caso che, nell’ottobre 2019, anche il leader di FdI intervenne sul tema dal palco di San Giovanni, a Roma. «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana: non me lo toglierete». Un discorso, quello della Meloni, diventato un autentico manifesto, amato alla follia dai conservatori, avversato con ogni mezzo da progressisti ed associazioni Lgbtq+. Che decisero così di portare una battaglia squisitamente politica nelle aule di tribunale. «Una coppia di mamme si è rivolta prima al Tar del Lazio e poi al Tribunale di Roma esigendo l'emissione di un documento d'identità che rispecchi la reale composizione della loro famiglia - ha ricordato l’associazione Famiglie Arcobaleno - Già in primo grado il Tribunale aveva accolto la richiesta delle mamme, dichiarando di fatto illegittimo il decreto in quanto il documento emesso integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico».

Una scelta, quella dei giudici, che non ha convinto affatto il leader della Lega, Matteo Salvini. Che è intervenuto nel pomeriggio con un tweet. «Decisione sbagliata. Ognuno deve sempre essere libero di fare quello che vuole con la propria vita sentimentale, ma certificare l’idea chele parole mamma e papà vengano cancellate per legge è assurdo e riprovevole. Questo NON è progresso». Vale la pena sottolineare come, anche all’interno della magistratura, non vi sia una linea unica, delineata e granitica su un argomento così complesso e scivoloso. Basti ricordare che, pochi giorni fa, la corte d’appello di Milano ha dichiarato «ammissibile il reclamo» presentato dalla procura e che riguarda le trascrizioni di figli di tre coppie con due madri. In sintesi, a essere riconosciuta come mamma è solo la madre biologica. Una battaglia, quella sulla fondamentale definizione di famiglia, ancora ben lontana dalla sua conclusione.

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