Firenze, scatta il limite a 30 chilometri orari. Quando partirà il divieto
Chi si assomiglia, si piglia, recita un antico e saggio detto. Esiste da sempre un sottile file rouge che lega Bologna con Firenze. Le due città baluardo delle idee progressiste, autentici laboratori nazionali della sinistra. Non è un caso che l'idea (a dir poco grottesca) di imporre limiti a 30 chilometri in città, nata nel capoluogo emiliano, stia giungendo (anche se alla chetichella) sulle rive dell'Arno. Una decisione, quella portata avanti dalla maggioranza dem che governa Palazzo Vecchio, per ora tenuta di stand by, per non irritare gli elettori in vista della tornata amministrativa di giugno. In alcuni punti della città sono però già presenti dei cartelli. E sui social sono centinaia i post che ricordano come, qualora i dem dovessero mantenere il potere, questa misura diventerà effettiva. Magari già dal prossimo settembre.
Ultimatum alla sinistra sull'assurdo limite a 30 km/h: l'avviso del governo
“Come anche è successo a Bologna, anche a Firenze Nardella si sta distinguendo per un ideologismo sulla sicurezza stradale, facendo apporre in tante zone di Firenze cartelli che indicano il limite di velocità a 30 chilometri orari – ha sottolineato il senatore di Fratelli d'Italia, Paolo Marcheschi - Le zone individuate sono molto, troppo estese e non si sa in base a quale criterio siano state individuate. E il tutto senza essere minimamente passato attraverso una opportuna discussione in Consiglio Comunale. Le indicazioni sono molto vaghe, tranne in poche strade non ci sono motivazioni di pericolo o di vicinanza a scuole o frequenza di incidenti gravi per derogare al limite previsto dal codice stradale (50km) o dalla direttiva di Salvini. Dal Comune di Firenze scrivono zone, ma in realtà sono quasi quartieri interi tanto da rendere Firenze città a 30 km/h. La verità è dunque che usano stratagemmi per la loro battaglia ideologica contro le auto per fare cassa. Nardella ha infatti messo in bilancio preventivo del Comune 110 milioni di multe, che è un'enormità se si pensa che dalla tassa di soggiorno ne ricava meno di 80. In Senato il ministro Salvini ha risposto di aver scritto al sindaco di Bologna Lepore, si sa che le ordinanze non possono travalicare il potere delle leggi dello Stato che, in questo caso, è il codice della strada, per cui, proprio come a Bologna, la soluzione è che Nardella ritiri le sue disposizioni perché stridono con il buon senso e con lo stesso concetto di sicurezza stradale”. Un tema che, certamente, sarà al centro dell'infuocata campagna elettorale per designare l'erede di Dario Nardella.