Eredità Agnelli, caccia ai tesoro nel paradisi fiscali. Cosa spunta dalle carte
Caccia al tesoro degli Agnelli nei paradisi fiscali. La diatriba per l'eredità di Gianni Agneli porta a galla tutto. A ripercorrere le ultime evidenze emerse sulla vicenda è Libero che parte dall'ultimo capitolo, quello aperto dalla procura di Torino. "Nel decreto di perquisizione, eseguito giovedì scorso dalla Guardia di Finanza, viene ipotizzato il reato di dichiarazione infedele a carico di tre indagati, tra i quali spicca John Elkann, presidente di Stellantis e amministratore delegato della scatola finanziaria Exor", si legge nel quotidiano che ricorda come l’inchiesta sia partita da un esposto di Margherita Agnelli nell'ambito della battaglia giudiziaria in sede civile per ribaltare la spartizione dell’eredità del padre e della madre Marella Caracciolo. Per Margherita sono stati favoriti John, Lapo e Ginevra Elkann. Margherita dopo la morte del padre, firmò un accordo sull’eredità paterna e un patto successorio con la madre, "il tutto in cambio di 1,4 miliardi", ma il punto, "però, è che tra i lasciti dell’Avvocato rientrava la Dicembre, la cassaforte di famiglia che, attraverso una serie di scatole cinesi, controlla Exor, cui fanno capo gruppi come Stellantis, Ferrari e Juventus".
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Nella vicenda, intricatissima, si sovrappongono le leggi svizzere e quelle italiane. In sintesi, per le prime è possibile accordarsi su una successione futura, per le seconde no. Insomma, se venisse accertato che Marella viveva in Italia e non in Svizzera "il patto potrebbe essere messo in discussione, e con esso tutta la successione ereditaria". La Procura di Torino, per parte del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dei pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti, continua ad ascoltare testimoni: personale in servizio di Villa Frescot, sulle colline torinesi, per stabilire se la moglie di Gianni Agnelli vi trascorreva più di 183 giorni all’anno per scattare la residenza fiscale in Italia, e non più in Svizzera, con conseguenti obblighi fiscali. Nell'inchiesta gli investigatori ipotizzano un’Irpef evasa per 3,5 milioni nel 2018; e per 244 mila euro nel 2019.
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Detto questo, la novità è che "il decreto evidenzia un altro aspetto interessante: una serie di società offshore, riconducibili a Marella, nelle quali sarebbero confluiti alcuni cespiti dell’eredità dell’Avvocato - si legge su Libero - Secondo i magistrati, infatti, ci sarebbero «ulteriori beni, produttivi di reddito, derivanti dall’eredità del sen. Agnelli Giovanni (...), detenuti da società terze (...) collocate in paradisi fiscali» di cui Caracciolo «è risultata titolare effettiva»", viene ricostruito. Si parla di società con sede nelle Isole Vergini Britanniche e nel Liechtenstein.