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Messina Denaro, arrestati i figli dell'ultimo autista: valanga di accuse sulla latitanza

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Si stringe sempre di più il cerchio intorno ai possibili fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, deceduto negli scorsi mesi. I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani e i poliziotti del Servizio Centrale Operativo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.i.p. presso il Tribunale di Palermo, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, a carico dei fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, entrambi indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare l’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra. L’attività, condotta nell’alveo delle indagini finalizzate a ricostruire la rete di fiancheggiatori che ha sostenuto l’allora latitante Messina Denaro, «ha permesso di raccogliere elementi investigativi che conducono ad ipotizzare che i due indagati, unitamente al padre Giovanni Salvatore Luppino (attualmente detenuto e sottoposto al giudizio abbreviato innanzi il GUP di Palermo), abbiano contribuito con le loro condotte al mantenimento delle funzioni di vertice del capo mafia castelvetranese, fornendogli prolungata e variegata assistenza durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni attivato in suo favore». 

 

 

Gli accertamenti svolti hanno consentito di «acquisire gravi indizi in merito alle diversificate attività illecite svolte dai fratelli Luppino al fine di «proteggere la latitanza del capo mafia trapanese». La famiglia Luppino, padre e figli, avrebbe aiutato il capomafia durante la sua latitanza anche per trovare le sim per il telefono cellulare. Come emerge dall’inchiesta il 21 gennaio 2021 fu proprio Luppino senior a fare attivare la sim, rimasta inutilizzata fino all’8 aprile, poi inserita nel cellulare Huawei col quale il boss comunicava durante il ricovero alla clinica La Maddalena. Risultano «innumerevoli contatti tra l’utenza in uso a Vincenzo Luppino e l’utenza della clinica a Maddalena» dove il boss fu operato per il tumore. Ma anche per le visite di controllo successive «vi è coincidenza tra le celle impegnate del telefono di Antonino Luppino e quelle impegnate dal telefono di Messina Denaro», scrive il gip. 

 

 

I fratelli Vincenzo e Antonino Luppino, inoltre conoscevano «la vera identità» del capomafia. Ne sono convinti gli inquirenti che hanno coordinato l’inchiesta. «Non può sussistere alcun dubbio sulla sicura conoscenza da parte di Antonino e Vincenzo Luppino, oltre che ovviamente dea parte del padre Giovanni Salvatore Luppino, della vera identità di Matteo Messina Denaro», scrive il gip. 

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