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Ilaria Salis, chi è l'italiana in carcere in Ungheria: "Manifestazioni violente"

Dario Martini
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«Le immagini di Ilaria Salis incatenata in tribunale sono scioccanti e spero che possa dimostrarsi innocente. Certo, è sorprendente che lei sia stata presente in occasione di manifestazioni violente, a Budapest come a Monza nel 2017 quando venne distrutto un gazebo della Lega. Mi permetto di dire che non sarei felice se Salis fosse l’insegnante di mia figlia». Sono queste parole, scritte su X dal vicepremier Matteo Salvini, a scatenare la polemica del Pd che non accetta si possa sollevare dubbi sull’opportunità di fare la maestra e, allo stesso tempo, di essere un’attivista dei centri sociali.

Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, «la Lega anziché battersi per non vedere calpestata la dignità di una cittadina italiana si mette a rovistare nel suo passato, ancora prima che sia pronunciata sentenza ha già deciso la colpevolezza, e mette altre catene ai polsi e alle caviglie di Ilaria Salis richiamando accuse su cui è già stata assolta. Se sostiene che chi è accusato di lesioni non possa fare la maestra allora viene da chiedergli come possa, chi è accusato di sequestro di persona, fare il ministro». Ma Salvini ribadisce: «Se dimostrata colpevole sarebbe incompatibile con l’insegnamento».

 

Che il caso Salis, finito alla ribalta per quell’immagine della 39enne incatenata mani e piedi in un’aula di giustizia ungherese, sia stato subito utilizzato a fini politici per attaccare il governo lo dimostrano le polemiche della sinistra che ha accusato Giorgia Meloni di non fare pressioni sull’amico e omologo Victor Orban. In realtà, martedì sera il premier ha telefonato al suo omologo chiedendogli di occuparsi della nostra connazionale. E il Garante dei detenuti ha preso i contatti con Consiglio d’Europa e Ue. Nella notte c’è stato il faccia a faccia tra Meloni e Orban all’Hotel Amigo di Bruxelles. La premier italiana e il primo ministro ungherese si sono incontrati nell’albergo per discutere del caso Salis. Ma chi è la maestra attivista in carcere da un anno in Ungheria con l’accusa di aver partecipato al pestaggio di due estremisti di destra? Ilaria Salis è uno dei fondatori del centro sociale Boccaccio in una fabbrica abbandonata di Monza. All’epoca aveva 18 anni e si era appena diplomata a pieni voti al liceo classico Zucchi. Antifascista, si è laureata in Storia alla Statale di Milano. Poi il lavoro da maestra. In passato era finita in intercettazioni della procura sulla galassia anarchica: dialogava con Roberto Cropo, anarchico estradato dalla Francia nel 2020. Ma su di lei non erano state formulate accuse. Ed ecco che si arriva all’episodio ricordato da Salvini, avvenuto nel 2017: il gazebo della Lega distrutto a Monza. Salis partecipò alla manifestazione, finì anche a processo, ma è stata assolta per non aver commesso il fatto.

 

Come ricorda il Carroccio nella sentenza di assoluzione si legge che «è soggetto ampiamente noto alle forze di polizia». È così che si arriva ai fatti di Budapest, l’11 febbraio 2013, quando Salis prese parte ad una manifestazione contro un raduno di militanti neonazisti. Oltre alle lesioni a due neonazi, che per la procura furono «potenzialmente mortali» (i due non hanno mai denunciato e sono guariti dopo pochissimo tempo) le viene contestato anche di far parte della "Hammerbande", un gruppo tedesco di estrema sinistra che ha come missione quella di «assaltare i militanti fascisti». La procura di Budapest ha chiesto 11 anni di reclusione. 

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