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La scommessa "vincente" di Mps: gli investitori credono nel governo

Nella prima tranche di cessione la domanda ha superato cinque volte l'offerta

Gianluca Zapponini
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Un caso che può fare scuola, se non altro perché di successo. Monte dei Paschi di Siena, di cui il Tesoro ha venduto, due mesi fa, il 25%, rimanendo azionista di controllo pur diluendosi al 39%, può essere la via maestra per le possibili e future privatizzazioni, con cui il governo punta a incassare una ventina di miliardi. Giorgia Meloni, intervenendo alla Camera nel corso del question time, ha rivendicato la bontà dell’operazione che mira al disimpegno pressoché totale dello Stato da Rocca Salimbeni, entro la fine di quest’anno.

«Abbiamo avviato il percorso di privatizzazioni con la vendita delle quote di Mps. Dopo l'annuncio della procedura di vendita accelerata del 20% (poi risultato il 25%, ndr) delle azioni rivolta ai grandi investitori, nel giro di poche ore noi abbiamo ricevuto una domanda di oltre cinque volte superiore all'ammontare iniziale e rivisto l'offerta dal 20 al 25%», ha spiegato Meloni, rispondendo a un'interrogazione presentata dal capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Paolo Barelli. Secondo la premier l'operazione Mps «dimostra un interesse per il sistema Italia ed è stato anche un bel segnale per gli italiani Il titolo In Borsa ieri è rimasto per tutto il giorno sugli scudi che dopo anni che hanno visto uscire miliardi di euro che andavano al Monte dei Paschi di Siena hanno visto anche rientrare una parte di quelle risorse».

Ora non resta che testare il mercato su altre possibili cessioni, a cominciare da quella, per ora solo sussurrata, del 4% di Eni. Nelle more, la banca più antica del mondo sta vivendo ore di euforia dentro e fuori la Borsa, a pochi giorni da quel 7 febbraio quando, all’indomani del board chiamato ad approvare l’ultima trimestrale e il bilancio del 2023, si alzerà il velo sui tanto attesi conti dell’istituto guidato da Nicola Maione e Luigi Lovaglio. Ed è proprio lì che potrebbero esserci liete sorprese.

Ieri il titolo della banca toscana è rimasto sugli scudi per tutta la durata della seduta, mantenendosi oltre il +4% e chiudendo a +5%. Perché? Sembra proprio che la trimestrale di Mps porterà belle novità, non solo nei conti ma anche nelle tasche dei suoi azionisti. Il consiglio del 6 febbraio, che approverà il bilancio 2023, dovrebbe valutare infatti la distribuzione di un dividendo a valere sull’esercizio concluso e quindi in anticipo di un anno rispetto al piano del ceo Lovaglio. Le due sentenze di assoluzione degli ex vertici Mussari-Vigni e Viola-Profumo faranno scendere in modo consistente il petitum e di conseguenza libereranno risorse utili all’ulteriore rafforzamento patrimoniale della banca (Cet1 ratio al 17,2 % stimato a fine 2023) che potrà destinare in parte a cedola. Equita in un report ha stimato un dividendo di 11 centesimi. La possibile distribuzione di un dividendo con un anno di anticipo rispetto ai piani e dopo 13 anni, ha innescato il rally in Borsa. Indiscrezioni che sono state alimentate dai report degli analisti in vista della pubblicazione dei conti del quarto trimestre e della politica di remunerazione per il 2024. Tutto questo potrebbe giovare alla valorizzazione della banca, che il Tesoro punta a restituire al mercato o a dare in sposa a qualche peso massimo, entro la fine dell’anno, proprio nell’ottica del piano di privatizzazioni da 20 miliardi. 

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