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Christine Lagarde "poor" e "very poor": bocciata anche dai dipendenti della Bce

Alessandro Usai
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Vi ricordate quando l’ex ministro Elsa Fornero aveva definito «choosy» vale a dire schizzinosi i giovani italiani? Altri tempi e contesto diverso. Ma forse oggi il presidente della Bce Christine Lagarde (nella foto) pagherebbe oro per avere quell’aggettivo perché più del 50 per cento dei dipendenti dell’istituto di Francoforte la considera «poor» ovvero scadente oppure «very poor» molto scadente. Questa severa analisi arriva dall’Ipso, il sindacato dei dipendenti della Bce, che ha diffuso un sondaggio sull’operato della presidente Christine Lagarde, raccogliendo giudizi di circa 1.100 dipendenti su un totale di 5.100.

 

Una serie di domande rivolte a una platea per il 60 per cento maschile e il restante 40 femminile, hanno messo al tappeto la reputazione della Lagarde che ha tagliato il traguardo di metà mandato degli 8 anni previsti a capo della Bce. Lagarde ne esce male, anzi malissimo. Forse non è una sorpresa vista la sua propensione a fare la cosa sbagliata al momento giusto. La sua pervicace azione di rialzo dei tassi di interesse, fino all’attuale 4,5 per cento, ha indebolito la crescita in tutta Europa per riportare l’inflazione sotto controllo. Ne valeva davvero la pena? Per l’Italia sicuramente no. In questo gioco dei numeri, l’Italia ha dovuto far fronte a circa 14 miliardi di euro in più per rifinanziare il debito, limitando a 30 miliardi la manovra finanziaria. Lagarde per oltre il 50 per cento degli intervistati non è la persona giusta a guidare la Bce ed è criticata duramente perché fa troppa politica. L’ultima sua uscita contro una recente vittoria di Trump alle primarie repubblicane ne è un esempio lampante.

È vero che la politica di dazi di Trump non ha agevolato in passato l’Europa, ma criticare apertamente il possibile prossimo inquilino della Casa Bianca non è una mossa furba e politicamente corretta. Lagarde, secondo il sondaggio, promuove eccessivamente se stessa e secondo gli interpellati ha fatto peggio di Draghi e Trichet anche in campi per lei di estrema importanza come diversità e inclusione. Quasi 6 intervistati su 10 dicono che Lagarde ha perso fiducia nel Comitato esecutivo per tutta una serie di tagli agli stipendi da lei avallati. C’è chi ha provato a difendere l’operato del presidente ricordando che oltre l’80 per cento dei dipendenti si è dichiarato orgoglioso di lavorare nella Bce.

 

Ma sulla politica del costo del denaro che la bocciatura sembra inevitabile. Al World Economic Forum di Davos la Lagarde ha rilanciato le sue scelte operate sui tassi di interesse: «Non possiamo abbassarli troppo rapidamente ha detto - perché se poi saremo costretti ad aumentarli, avremo fatto un lavoro inutile». Probabilmente nella riunione di oggi non ci saranno novità sui tassi, del resto il contesto esterno, con i possibili impatti della situazione geopolitica, non è dei più favorevoli per una riduzione del costo del denaro. Ma con la Germania in recessione e la crescita europea azzoppata qualcosa bisogna pur prevedere per ridare slancio all’economia. Forse si potrebbe iniziare dalla comunicazione della Lagarde che stenta a far passare un messaggio chiaro. E puntare su un sondaggio non appare la strada migliore da prendere. La comunicazione è uno strumento rilevante e andrebbe utilizzato al meglio. Sembra invece molto «poor» in una fase che richiederebbe meno gaffe e più concretezza. Ecco perché diventare «choosy» forse in questo momento per la Lagarde sarebbe un ottimo affare. 

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