Chiara Ferragni, stretta dell'Agcom sugli influencer? Per il Codacons c'è il rischio flop
Continua la battaglia del Codacons contro gli influencer dopo lo scontro frontale con Chiara Ferragni che ha portato alla multa milionaria per il pandoro-gate. Negli scorsi giorni l’Agcom ha varato un ‘decalogo’ per i produttori di contenuti digitali, ma per l’associazione dei consumatori non basta: “Le linee guida dell’Agcom fanno acqua da tutte le parti e rischiano di trasformarsi in un clamoroso flop, lasciando ampia discrezionalità agli influencer senza limitare adeguatamente il loro potere. Motivo per cui sembra inevitabile il ricorso al Tar per sospendere il provvedimento dell’Autorità per le comunicazioni. Sul caso delle linee guida dell’Agcom in tema di influencer, scoppia il caso della territorialità, ossia l’ambito di applicazione delle nuove misure disposte dall’Autorità per le comunicazioni, che non interesseranno chi pubblica foto e contenuti illeciti dall’estero pur diretti ad un pubblico italiano”.
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Il Codacons ha inoltre reso nota la risposta dell’Agcom in merito ai dubbi evidenziati dall’associazione guidata da Carlo Rienzi: “Nelle scorse settimane e in quanto unica associazione attiva in Italia per limitare lo strapotere degli influencer, avevamo prodotto un contributo all’Agcom in vista della emanazione della delibera sul tema, contributo nel quale ponevamo la questione dell’applicazione delle linee guida agli influencer che si rivolgono ad un pubblico italiano operando però dall’estero - ricostruisce il Codacons -. L’Autorità ha risposto ai nostri dubbi sostenendo che ‘per quanto riguarda il suggerimento del Codacons di applicare una disciplina ad hoc anche agli influencer che non operano in lingua italiana, ma che influenzano il pubblico italiano, si osserva che l’ambito di applicazione territoriale è definito dal Testo unico e, sulla base del principio del Paese di origine della direttiva Smav, non è possibile intervenire in assenza di una norma di legge che consenta una deroga’”.
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Una tesi che, tuttavia, viene contestata dal Codacons: “Chi opera dall’estero e compie illeciti in Italia a danno di un cittadino deve rispondere in base alla legge italiana, in quanto si applicano le disposizioni vigenti nel Paese di residenza del soggetto leso - spiega Rienzi -. Un principio confermato anche dal Codice del Consumo per le fattispecie che interessano i cittadini nella loro veste di consumatori, con l’art. 66 bis che stabilisce la competenza territoriale inderogabile è del giudice del luogo di residenza o di domicilio del consumatore”.
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