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Open Arms smascherata: pressioni su Merkel e Macron per sbarcare in Italia

Dario Martini
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Nell’agosto 2019 la ong Open Arms si rifiutò di portare i migranti in Spagna nonostante avesse avuto il benestare del governo di Madrid. Voleva a tutti i costi farli sbarcare sulle coste italiane, tanto che fece pressioni sulla Germania affinché l’aiutasse in tal senso. Cosa alquanto difficile, dal momento che il Viminale, allora diretto da Matteo Salvini, non faceva altro che applicare la legge, ovvero il decreto Sicurezza bis.

Sono proprio le pressioni su Berlino la novità maggiore emersa nell’udienza di ieri del processo in cui Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per avere impedito lo sbarco dei migranti rimasti a bordo della nave battente bandiera spagnola dal 2 al 20 agosto di quattro anni fa. La notizia è emersa durante la deposizione del fondatore di Open Arms, Oscar Camps, nell’aula bunker dell’Ucciardone. Camps ha rivelato di aver inviato due mail all’allora cancelliera Angela Merkel. La prima il 7 agosto 2019, la seconda il 16. Le due lettere sono state messe agli atti del processo. Manca, invece, la risposta di Merkel. Non è stata fornita al giudice, Camps si è rifiutato di farlo con la motivazione che è «privata». La Procura ne ha chiesto l’acquisizione, altrimenti ha fatto sapere di essere pronta a chiedere direttamente la testimonianza dell’ex cancelliera.

 

Secondo quanto riferito dal fondatore della Ong la risposta tedesca sarebbe stata favorevole: «Ci dissero che stavano lavorando su questo argomento e che sarebbero intervenuti nella riunione del Parlamento europeo». Per il team legale «si poteva attendere una risposta positiva e confidavamo che l’Ue rimuovesse quel divieto».

Camps, al termine dell’udienza, ha rivelato di aver scritto anche al presidente fracese Emmanuel Macron e all’allora presidente del parlamento europeo David Sassoli. «Ho ricevuto la risposta dall’ufficio di gabinetto di Macron, ma anche questa è privata come la lettera di Merkel». Occorre ricordare la precisa cronologia dei fatti. Era il primo agosto quando Open Arms prese i primi 124 migranti a bordo (seguirono altri due salvataggi). Il giorno seguente, il 2 agosto, fece richiesta ufficiale di un «porto sicuro» sia a Malta che all’Italia. In entrambi i casi ricevette un rifiuto. Il divieto notificato dalle autorità italiane si basava sulle norme del decreto Sicurezza bis.

 

Cinque giorni dopo, il 7 agosto, Camps incontrò l’ambasciatore tedesco a Madrid. È lui stesso a raccontarlo: «Abbiamo parlato e gli ho consegnato una richiesta per Angela Merkel nella quale chiedevo un intervento della Commissione europea per favorire la collaborazione e parlare dell’atto che impediva di entrare in una Paese europeo che non ritenevamo giusto né legale».

Questo il testo della prima lettera scritta da Camps a Merkel: «Le scrivo per informarla su una situazione molto difficile in atto nel Mediterraneo e per chiedere un suo intervento. Da cinque giorni la nave Open Arms naviga nel Mediterraneo. A bordo ci sono 121 persone salvate, di cui 30 minorenni. La condizione di salute a bordo è molto precaria, perché a numerosi adulti e minori servono delle cure immediate. Abbiamo chiesto un porto sicuro a Malta e in Italia per potere fare sbarcare i migranti. Ma le nostre richieste sono state tutte respinte. Abbiamo cercato tutte le possibili soluzioni. Noi pensiamo che ci sia una responsabilità da parte della Commissione europea, che dovrebbe coordinare una distribuzione dei migranti nei diversi paesi dell’Ue. E questo meccanismo può essere attivato solo su richiesta di uno Stato membro. Noi siamo convinti che la Germania, che si è sempre augurata l’attivazione di un meccanismo di solidarietà, possa essere lo Stato ideale.

Per favore, ci aiuti in nome delle persone che sono state vittime di ogni tipo di violenza e chieda alla Commissione europea un intervento di solidarietà per fare sì che si possa avviare un meccanismo di distribuzione». Il 16 agosto la nuova missiva: «Eccellenza, in seguito alla prima lettera la ricontatto per informarla che dopo 15 giorni dal soccorso dei migranti la situazione a bordo è estremamente grave - si legge - Abbiamo provato a cercare tutte le soluzioni possibili per trovare un porto sicuro. Negli ultimi giorni siamo stati costretti ad eseguire sei evacuazioni mediche e, nonostante avessimo informato le autorità, la situazione si è ulteriormente aggravata. Le condizioni sia fisiche che psichiche dei migranti a bordo sono notevolmente peggiorate e vista la situazione umanitaria catastrofica, siamo costretti a entrare nel porto di Lampedusa perché la situazione a bordo è insostenibile. La preghiamo di fare tutto ciò che è in suo potere per mettere in sicurezza le persone a bordo e che ci venga dato unporto sicuro dove fare sbarcare i migranti». È lo stesso Camps, quindi, a ricordare come tutti i migranti in difficoltà furono fatti scendere.

Elemento confermato anche dal medico di bordo Inas Urrosolo Martinez De Lagos nel corso del controesame di Giulia Bongiorno, legale di Salvini: «Le autorità italiane non ci hanno mai negato un’evacuazione medica». Infatti, dei 163 migranti salvati, 39 furono evacuati. C’è anche un altro aspetto degno di nota. A Camps è stato chiesto per quale motivo, a fronte della disponibilità della Spagna, il 3 agosto la Open Arms non abbia fatto rotta sul Paese iberico. Risposta: «Non era il porto sicuro più vicino. Ci sarebbero voluti quattro giorni per arrivare in Spagna». La ong, quindi, preferì restare più di due settimane davanti alla Sicilia. La disponibilità di Madrid fu rinnovata il 18 agosto. La risposta fu ancora una volta negativa. La soluzione proposta, infatti, era il porto di Algeciras, considerato troppo distante. Oltre a rifiutare un porto in Spagna, Open Arms avrebbe detto "no" anche alla richiesta d’aiuto di un’altra imbarcazione. «Alan Kurdi aveva chiesto di poter trasferire dei migranti sulla Open Arms - ha spiegato Bongiorno - Era il primo agosto 2019, quando la nave spagnola era ancora vuota, ma incassò un rifiuto».

Il motivo? Sarebbero mancate «le condizioni legali per un accordo». Al termine dell’udienza, Bongiorno fa notare come Open Arms «sia stata accudita, quasi coccolata, questa nave era come sotto monitoraggio con aerei che sorvolavano per dare una mano, Merkel disponibile a chiedere un aiuto a livello europeo, la Spagna che diceva di essere disponibile a ricevere e l’Italia che diceva "se state male veniamo"». Tutto ciò dimostra, commenta Salvini, come l’«unico obiettivo fosse lo sbarco in Italia».

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