Un milione di somali pronti ad invadere Italia ed Europa: crisi in vista
Un milione di sfollati in 130 giorni. La Somalia è una catastrofe pronta ad esplodere. È l’allarme lanciato da Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati che riporta i dati riguardanti il Paese del Corno d’Africa dove da decenni è in corso una guerra civile e dove è presente il gruppo terrorista Al-Shabaab legato ad al Qaeda. La crisi economica e alimentare fanno il resto, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie case in cerca di rifugio sia in aree interne del Paese e fuori dai confini nazionali. La crisi climatica, inoltre, contribuisce ad acuire il problema. Secondo Unhcr, tra il 1° gennaio e il 10 maggio di quest’anno più di 408mila persone sono state costrette a fuggire a causa delle inondazioni che hanno sommerso i loro villaggi e altre 312mila a causa della devastante siccità. L'agenzia Onu per i rifugiati spiega che la maggior parte di questi sfollati è fuggita nelle regioni di Hiraan, nella Somalia centrale, e di Gedo, nella Somalia meridionale. «Queste cifre sono allarmanti: alcune tra le persone più vulnerabili sono state costrette ad abbandonare il poco che avevano per andare verso l’ignoto - ha dichiarato Mohamed Abdi, direttore nazionale del NRC per la Somalia -. Con 1 milione di sfollati, in meno di cinque mesi, possiamo solo temere il peggio nei prossimi mesi, poiché in Somalia, ci sono tutti gli ingredienti per una catastrofe pronta a esplodere». Ma non solo.
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Sempre dai dati divulgati da Unhcr, si apprende che più di 3,8 milioni di persone sono attualmente sfollate interne in Somalia, «aggravando così una situazione umanitaria già disastrosa in cui circa 6,7 milioni di persone stanno lottando per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare». Il rischio, secondo molti analisti, è che parte degli sfollati possano tentare di raggiungere il Nordafrica per sfruttare la rotta del Mediterraneo e arrivare in Europa. Quindi passando dalla Libia e da lì arrivare in Italia grazie ai trafficanti di esseri umani. La maggior parte dei migranti in uscita dalla Somalia si dirigono in Etiopia e Kenya, dove finiscono in campi per rifugiati dove, secondo la Caritas, sono costretti a trascorre anni. «Una serie di attentati in territorio keniano, tuttavia - si legge in un rapporto - ha spinto il governo di Nairobi ad attuare misure repressive nei confronti dei rifugiati somali, costringendoli nei campi o respingendoli oltre il confine». Negli ultimi anni è aumentata pertanto la percentuale di coloro che si dirigono in Yemen e negli Emirati Arabi Uniti, «affrontando la pericolosa traversata del Mar Rosso». Una situazione esplosiva dunque, che potrebbe aumentare la massa di persone che dall’Africa spinge per arrivare in Europa e in Italia, dove l’emergenza migranti è tra le principali preoccupazioni del governo.
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Proprio ieri, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è tornato sul tema spiegando che «c’è un incremento della pressione migratoria perché c’è una contingenza negativa, abbiamo visto il Sudan o l'Africa Subsahariana, la Tunisia la Libia l'Afghanistan, c'è una pressione di milioni di persone che si spostano verso il centro dell’Europa». Tajani ha poi ribadito: «Per quanto riguarda l'accoglienza bisogna cercare di fare tutto quello che è possibile, ma l'Italia da sola non può fare tutto perché è impossibile affrontare come Paese un tema diventato ormai sempre più globale. È una questione internazionale, per questo abbiamo detto che serve l'intervento dell'Europa ma mi auguro che anche l'azione delle Nazioni Unite possa essere determinante, perché poi bisogna non solo affrontare l'emergenza ma impedire che le emergenze aumentino». Il ministro degli Esteri ha sottolineato il «momento di grande difficoltà» che vive l’Italia e auspicato di «trovare un accordo positivo» con la Ue. «Il dialogo è aperto - ha chiarito - vedremo alla fine, ma noi stiamo insistendo anche con un forte lavoro del ministero dell’Interno. Abbiamo parlato a lungo anche con il ministro degli Esteri francese, c'è la consapevolezza che l’Italia non può essere lasciata sola, vediamo come sarà la conclusione della trattativa ma io mi auguro che si possa tutelare nel modo migliore l'interesse nazionale».
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