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Nuovo blitz davanti al Senato: gli ecovandali si ricoprono di fango

Dario Martini
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A due giorni di distanza dal blitz con il liquido nero alla Fontana di Trevi, gli attivisti di Ultima Generazione assaltano il Senato. È la seconda volta che accade, la prima risaliva a inizio gennaio, quando imbrattarono le mura del palazzo con vernice arancione. Ieri mattina hanno scelto un altro modus operandi. Due ragazze si sono spogliate nude, per fortuna senza togliersi i pantaloncini, e si sono rovesciate addosso due taniche piene di fango. Nello stesso istante, i loro compagni hanno provato a sparare getti d’acqua con gli estintori sulle pareti dell’edificio, ma sono stati subito bloccati dai vigili urbani e dai carabinieri, evitando così danni alla sede del Senato. Lo "show" era un modo per evocare l’alluvione in Emilia Romagna. «Il fango arriverà anche qui, abbiamo paura», urlavano mentre venivano bloccati dalle forze dell’ordine.

 

 

Gli pseudo-ambientalisti, che difendono il Pianeta imbrattando e danneggiando i monumenti (come accaduto ad esempio alla stata equestre di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano) lamentano eccessiva fermezza da parte dei carabinieri. Riferendosi a se stessi in terza persona, dichiarano: «Le testimonianze video evidenziano una risposta sempre più violenta delle forze dell’ordine a danno degli attivisti, alcune di loro sono state trascinate sull’asfalto a schiena nuda. Sul posto è intervenuta anche un’ambulanza». In realtà, sono loro a gettarsi per terra nudi, i carabinieri non fanno altro che spostarli, dal momento che, per ovvie ragioni di sicurezza, non si può inscenare quel tipo di protesta a pochi metri dall’ingresso del Senato. Alla fine, gli undici protagonisti del blitz sono stati fermati e portati in caserma. Dieci di loro sono stati denunciati dai carabinieri della compagnia Roma Centro per imbrattamento, mentre uno, che aveva girato solo il video dell’azione, è stato solo identificato. Sette sono stati denunciati anche per inosservanza del foglio di via obbligatorio. Dei tre restanti uno è di Roma, mentre per gli altri due i carabinieri hanno proposto il foglio di via obbligatorio che è stato poi emesso dal questore Carmine Belfiore.

 

 

Questo blitz è strettamente legato a quello di gennaio. Lo spiegano gli stessi attivisti in una nota, tirando in ballo il presidente del Senato, Ignazio La Russa, per colpa del suo «invito/ricatto di andare a spalare il fango in Emilia Romagna come condizione affinché Palazzo Madama ritiri la costituzione di parte civile nei confronti di Ultima Generazione». Peccato che quello di La Russa non fosse un ricatto, ma un invito appunto a dare una mano concreta. La sua proposta era la seguente: «Vadano per almeno una settimana come volontari in Emilia Romagna e certifichino il loro attivo operare per spalare il fango e aiutare a eliminare i danni dell’alluvione. Sarà mia cura provare a convincere il Senato a ritirare la costituzione di parte civile nei loro confronti avendo dato prova di volere concretamente fare qualcosa per l’ambiente». Per quei fatti di gennaio sono a processo tre attivisti che rischiano fino a cinque anni per deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Una parte della politica li difende. Dieci giorni fa hanno incassato il sostegno di Pd e Sinistra italiana, con i parlamentari Marta Bonafoni, Ilaria Cucchi e Nicola Fratoianni che hanno partecipato al sit-in in piazzale Clodio di fronte al tribunale.

 

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