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Ambientalisti al contrario: non spalano il fango ma fanno i vandali alla Fontana di Trevi

Christian Campigli
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Una regione in ginocchio. Devastata da un disastro ambientale di enormi proporzioni. Aiutata da oltre tremila volontari. Uomini e donne, giunti da ogni angolo d'Italia. Croce Rossa, Protezione Civile, Caritas, Misericordie, solo per citare le principali associazioni coinvolte. Angeli del fango, che scavano senza sosta. Per aiutare chi ha perso tutto. Ambientalisti a trecentosessanta gradi, pronti ad indossare tuta e stivali, a sporcarsi fin sopra i capelli, pur di rendersi utile. Un'immagine che dimostra quanto la solidarietà, nel nostro Paese, sia un valore consolidato. Certo, quelle istantanee fanno letteralmente a cazzotti con l'ennesima bravata degli ambientalisti da salotto. I radicali chic pronti a gridare alla fine del mondo. E ad imbrattare i nostri monumenti la nostra cultura, la nostra immensa bellezza. Ieri, a Roma, vi è stato un nuovo blitz degli attivisti di Ultima Generazione, che, pochi minuti dopo le undici del mattino, hanno versato carbone vegetale diluito in acqua nella Fontana di Trevi per chiedere di interrompere immediatamente i sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili. Colpevoli - viene sottolineato in una nota degli attivisti - «della crisi climatica che in questi giorni ha investito l’Emilia Romagna e le Marche, devastandone il territorio, mietendo 14 vite, costringendo 10.000 persone ad abbandonare le proprie case e lasciando senza luce altre 28.000». Immediato l’intervento delle forze dell’ordine, che alle 11.45 hanno portato via i quattro giovani coinvolti.

 

 

Perentoria la condanna del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: «Ci costituiremo parte civile anche in questo processo. Sono sicuro che il Parlamento vorrà presto varare il provvedimento che farà pagare a costoro gli ingenti costi che ogni volta la collettività sostiene». Sulla medesima linea anche il sindaco capitolino, Roberto Gualtieri. «Basta con queste assurde aggressioni al nostro patrimonio artistico. Fortunatamente la prima stima è che non dovrebbero esserci danni permanenti perché la vernice nera si è depositata intorno al materiale di impermeabilizzazione e non sul marmo e dovrebbe essere possibile rimuoverla senza danni permanenti. Il rischio è quando va sul marmo che è poroso». L’esponente dem ha inoltre ribadito quanto, certe bravate, danneggino l’ambiente: «È giusto battersi per il clima, ma questo non è il modo giusto. Adesso bisognerà svuotare la fontana e si butteranno 300.000 litri d’acqua della capienza».

 

 

Il monumento, infatti, ha quattro pompe sempre in azione che immettono 220 litri di acqua al secondo per riempire i 20 metri di larghezza della fontana, per un totale a capienza massima, appunto, di 300mila litri. «Un maxi spreco - fa notare Daniele Giannini, dirigente Lega del Lazio e responsabile Enti Locali - pari a 200mila bottiglie di minerale da 1,5 litri, una follia». Un danno evidente. Pressoché identico a quello occorso a Firenze nello scorso mese di marzo. In quel caso, servirono ben cinquemila litri d'acqua per ripulire Palazzo Vecchio. "Dettagli" che non sembrano interessare agli ambientalisti da salotto. Pronti ad urlare di fronte alle telecamere, ma poco avvezzi ad indossare gli stivali e a scavare nel fango.

 

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