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Natalità, Italia a rischio: sempre meno figli, nel 2022 record negativo assoluto

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Gianni Di Capua
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Nell’annus horribilis delle nascite in Italia, e alla vigilia dell’apertura, all’Auditorium della Conciliazione di Roma, degli Stati generali della natalità, una fotografia esaustiva del difficile momento che sta attraversando il Paese è quello che viene offerto dall’ottavo rapporto "Le Equilibriste" di Save the Children. Con 392.598 registrazioni all’anagrafe, il 2022 è stato l’anno del minimo storico delle nascite in Italia, segnando un drastico calo di natalità anche nella componente straniera della popolazione. Il dato è allarmante: rispetto a 15 anni fa, in Italia i primi figli nati nel 2021 sono il 34,5% in meno, con una contrazione anche del numero di figli nati da entrambi i genitori stranieri, che si è fermato a quota 56.926 nel 2021. Il 12,1% delle famiglie con minori nel nostro Paese (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta, e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà, in uno scenario generale nel quale il numero di nuovi nati e di neomamme sono in drammatica diminuzione.

 

 

A salire invece è l’età media delle donne in età fertile, che sale a 32 anni, tra le più alte del continente. Il rapporto pubblicato da Save the Children passa poi in rassegna le cause che determinano la minor natalità. Tra esse la minor partecipazione femminile al mercato del lavoro. Il divario lavorativo tra uomini e donne si è attestato al 17,5%, ma è ancora più ampio in presenza di bambini: nella fascia di età 25-54 anni, infatti, se c’è un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63%, contro il 90,4% di quello dei papà, e con due figli minori scende fino al 56,1%, mentre i padri che lavorano sono ancora di più (90,8%), con un divario che sale a 34 punti percentuali.

 

 

Incidono poi le differenze geografiche e il titolo di studio. Nel Mezzogiorno l’occupazione delle mamme si arena al 39,7%, e in Italia le madri laureate lavorano nell’83,2% dei casi. Un terzo delle donne occupate ha un contratto part-time; dato che sale al 37% se ci sono figli minorenni. Lo studio include anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’Istat, una classifica delle Regioni italiane stilata in base alle condizioni più o meno favorevoli per le mamme. In questo senso, tra le regioni più "amiche delle mamme", spiccano ai primi posti dell’Indice generale la Provincia Autonoma di Bolzano (118,8), l’Emilia-Romagna (112,1) e la Valle d’Aosta (110,3).

 

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