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Brevetti, l'Italia è una fucina di idee: così la birra diventa più ecologica

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Christian Campigli
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Un equilibrio sottile, difficile da trovare. Tra la necessaria attenzione che l'ambiente e la sua salvaguardia merita e la consapevolezza di come la produzione non possa fermarsi. E nemmeno rallentare. Perché meno industria significa meno posti di lavoro, meno benessere e l'inizio di una decrescita tutt'altro che felice. Con buona pace di Beppe Grillo. L'Italia, paese di santi, poeti e navigatori, ma soprattutto di inventori, nel 2022 è stata l'undicesima nazione nel mondo, la quinta nel Vecchio Continente, ad aver presentato domande per la certificazione di brevetti all'ufficio europeo. Quattromilaottocentosessanta idee, molte delle quali rivoluzionarie. Il settore nel quale sono state maggiormente concentrate le energie dei moderni Leonardo Da Vinci è quello degli imballaggi e dei trasporti industriali.

Tra queste innovazioni, ha riscontrato un grande successo una tecnica che, al tempo stesso, è in grado di dimezzare i tempi di fabbricazione della birra e di rendere il processo più ecologico, grazie alla rinuncia ai combustibili fossili. La cavitazione idrodinamica, nello specifico, permette l'eliminazione di alcune fasi del processo produttivo, come la triturazione a secco dei grani e la bollitura del mosto, garantisce migliori proprietà strutturali della birra e una maggiore durata di conservazione. Un'invenzione, quella di Francesco Meneguzzo e Lorenzo Albanese, due ricercatori del Cnr di Firenze, che si è trasformata in realtà grazie all'intuito di Simone Grossi, di Ad Cavitec, l'azienda titolare del brevetto. Una trasformazione, che non solo ridurrà il lavoro da otto a quattro ore, con un evidente risparmio anche in termini economici, ma, aspetto tutt'altro che secondario, renderà migliore il sapore della birra e un'estrazione maggiore dei principi attivi della bevanda più amata dai giovani europei.

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