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Pensioni, ci sono 57 modi per lasciare il lavoro. Età e contributi: le opzioni

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Armando Di Mauro
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Pensione di vecchiaia, di vecchiaia in deroga; ma anche posticipata, anticipata ordinaria, per lavoratori «precoci» e per lavori usuranti, indennizzi per commercianti, APE sociale. E, ancora, opzione donna, quota 100, quota 102, quota 103: tutte con o senza opzione contributivo. Senza considerare inoltre le eventuali invalidità, le iscrizioni presso i diversi fondi, la tipologia del rapporto lavorativo, le gestioni separate e gli importi dell’assegno.

Il sistema previdenziale italiano, ormai, è una macchina di estrema complessità. Sulla spinta del progressivo invecchiamento demografico e delle sempre presenti necessità di bilancio, è stato infatti oggetto di numerose riforme e contro-riforme, con progressivi innalzamenti della soglia dell’età pensionabile e conseguenti meccanismi per reintrodurre dalla finestra una maggiore flessibilità.

 

Un processo che ha visto un’accelerazione negli ultimi anni – in particola r modo dal biennio 2011-2012, con l’arrivo della riforma Fornero – e che ha dato vita ad una vera e propria giungla normativa. Allo stesso tempo, anche il mondo del lavoro si è profondamente trasformato, e oggi è sempre più frequente trovare lavoratori che, negli anni, hanno avuto diversi rapporti assicurativi, transitando da una gestione all’altra, con un’elevata frammentazione della propria posizione contributiva. E oggi i pensionandi, alla fine della carriera lavorativa, si trovano di fronte ad un puzzle che devono ricomporre mettendo insieme un numero spropositato di pezzi.

Tanto che nel 2023 ci sono ben 57 modi di andare in pensione. A fare il calcolo è l’Inas Cisl, uno dei più grandi patronati italiani, espressione del sindacato di via Po, in uno studio a supporto della campagna dello stesso nome dedicata ai lavoratori che si avvicinano al momento della pensione.

 

Le 57 modalità sono calcolate sulla base delle diverse combinazioni possibili, a partire dalla differenza tra i cosiddetti vecchie nuovi iscritti, ovvero i lavoratori assicurati prima o dopo il primo gennaio del 1996. E se è vero che nel 2023 il pensionamento di vecchiaia ordinario richiede il raggiungimento dei 67 anni di età, con un’anzianità contributiva minima di 20 anni – e, per i soggetti iscritti a partire dal 1996, anche un ulteriore requisito legato all’importo della pensione – le eccezioni sono comunque molte. Il pensionamento anticipato, infatti, è consentito anche con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. E, con la cosiddetta Quota 103, anche ai lavoratori che congiuntamente maturano 62 anni di età e 41 di contributi.

Esistono poi ulteriori deroghe per alcune categorie di lavoratori: è il caso dei dipendenti privati con invalidità almeno dell’80%, che hanno il diritto di andare in pensione a 56 anni se donne e 61 se uomini. Requisiti più bassi rispetto a quelli ordinari anche peri cosiddetti precoci, che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età, e per chi viene da attività «usuranti». I lavoratori con contributi in differenti gestioni previdenziali – ad esempio fondo lavoratori dipendenti o gestioni speciali per gli autonomi – possono invece unificare i vari contributi per conseguire un unico trattamento pensionistico. I 57 modi per andare in pensione, sottolinea il patronato, non sono dunque un titolo per esagerare, ma una formula che rispecchia l’oggettiva difficoltà di chi si approccia alla pensione nell’individuare la soluzione più giusta per ogni situazione contributiva, con il rischio di perdere definitivamente un diritto.

«La complessità del sistema previdenziale non è un male in sé», spiega Gianluigi Petteni, Presidente nazionale di Inas Cisl. «I vari meccanismi introdotti negli anni consentono una certa flessibilità a favore del lavoratore. È vero, però, che la normativa è diventata un groviglio difficile da districare senza una conoscenza approfondita della materia pensionistica. È assolutamente necessario, dunque, farsi aiutare da un esperto. Solo così si riuscirà a trovare la risposta adeguata al proprio caso e la soluzione economicamente più vantaggiosa. Bisogna ricordare sempre che il pensionamento è un passaggio importante della vita, dal punto di vista emotivo ma anche economico: le scelte di oggi, infatti, avranno un impatto determinante sul reddito futuro.
Presso le sedi di Inas, distribuite capillarmente sul territorio italiano, offriamo tutta l’assistenza necessaria per poter fare la scelta più opportuna». 

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