Wojtyla e il caso Orlandi: "regia occulta", bomba di Famiglia Cristiana
Le accuse e le illazioni su Karol Wojtyla nell'ambito della ricerca della verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi provocano la reazione indignata di Famiglia Cristiana. Nel mirino del settimanale di ispirazione cattolica ci sono le parole del fratello, Pietro Orlandi, e dell'audio da lui diffuso nell'ospitata a Dimartedì, su La7, che tanto ha fatto discutere. "C’è una regia dietro questi attacchi? Neppure il dolore autorizza a infangare la memoria di un santo", scrivono il direttore, don Stefano Stimamiglio, e il condirettore, Luciano Regolo, nell’editoriale che apre il numero in edicola.
Caso Orlandi, l'audio choc che tira in ballo Wojtyla: "La sera usciva e..."
"Il bisogno di verità e chiarezza della famiglia Orlandi è sacrosanto", si legge nell'articolo, "anzi, questo è un bisogno di un intero Paese". "Nessuno ha diritto di insinuare dubbi" sulla condotta morale di una persona. L’editoriale fa proprie le parole di don Maurizio Patriciello "che allude pure a strumentalizzazioni da parte di ’nemici fuori e dentro la Chiesa'". "E il dubbio di una regia occulta - osserva il settimanale dei Paolini - viene, se si tiene conto degli attacchi che il Papa santo sta subendo nella sua patria, la Polonia, e di alcuni 'documentari' contro lo stesso Wojtyla su sue improbabili intese con personaggi oscuri che stanno circolando online. I complottismi, però, servono solo a seminare paure e nevrosi. Il credente sa che la Chiesa, come ricordò Benedetto XVI al congedo dal ministero petrino, ’è di Dio'. Nessun nemico potrà distruggerla".
“Accuse infamanti”. Lo sfogo contro Pietro Orlandi dopo la bordata a Wojtyla
In particolare, l'audio delle polemiche riporta le parole dell’ex testaccino della Banda della Magliana Marcello Neroni, in una conversazione registrata dal giornalista Alessandro Ambrosini nel 2009 ma a lungo non divulgata, vista anche la pesantezza delle accuse nei confronti del Vaticano. Ma chi è Neroni? Oggi ultraottantenne, era considerato un esponente del gruppo dei testaccini, a sua volta diviso tra chi faceva capo a ’Renatino' De Pedis e chi a Danilo Abbruciati. Lui era un uomo di De Pedis, di cui sarebbe stato socio in una società di slot machine. Venne arrestato nell’ambito dell’operazione Colosseo, la prima maxi retata contro il gruppo criminale romano.