Alfredo Cospito ha interrotto lo sciopero della fame: i motivi della decisione
Alfredo Cospito, l’anarchico che dal 20 ottobre scorso era in sciopero della fame per protestare contro il regime carcerario del 41 bis, ha terminato il suo sciopero. Compilando un modello prestampato, che si usa per rilasciare dichiarazioni, ha messo nero su bianco la sua volontà di riprendere subito ad alimentarsi. La decisione comunicata stamane all’istituto carcerario è stata trasmessa al tribunale di Sorveglianza di Milano.
Caso Cospito, la Consulta apre la strada allo sconto di pena
Ma quali sono i motivi dietro tale mossa? La scelta di Cospito arriva dopo che ieri la Consulta ha ‘aperto’ alla concessione delle attenuanti nel processo sull’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano in cui è imputato di strage politica. In questo modo, si è aperta per lui la possibilità di non essere condannato all’ergastolo ma a una pena intorno ai 20 anni. La fine del digiuno era nell’aria da diverse settimane. A causa dell’astensione dal cibo, l’anarchico aveva cominciato a manifestare problemi di salute che l’avevano spaventato, come una fibrillazione cardiaca e un deficit neurologico a un piede per la mancanza di vitamine. Su consiglio del suo medico di fiducia, Cospito ha ripreso da giorni ad assumere gli integratori che aveva sospeso e a nutrirsi con brodo vegetale e bustine di formaggio, un’alimentazione blanda consigliata dai sanitari per non creare uno choc all’organismo privato per così tanto tempo del cibo solido.
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Cospito, condannato a 10 anni e 8 mesi per avere gambizzato l’ad di Ansaldo Roberto Adinolfi, è a processo per aver messo due ordigni a basso potenziale vicino alla scuola dei carabinieri. Nei mesi dello sciopero, cominciato a Sassari, è entrato e uscito più volte dal carcere di Opera per essere ricoverato nell’ospedale San Paolo dove tuttora si trova quando la carenza di sostanze nutritive è stata ritenuta preoccupante dai medici che lo seguivano in carcere. Il regime di 41 bis era stato firmato per lui dall’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia e poi confermato da Norberto Nordio che l’hanno considerato pericoloso anche dietro le sbarra per la possibilità che indirizzi azioni violente ‘fuori’. Il 24 marzo il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva respinto la sua richiesta di continuare a scontare la pena ai domiciliari per ragioni di salute. E ora il colpo di scena.