Soumahoro, indagini chiuse. "I soldi per i migranti finivano in vestiti di lusso"
Rischiano il processo ben quattro membri della famiglia della moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione delle coop che si occupavano di migranti. La procura di Latina ha notificato ai sei indagati per reati fiscali l’atto di chiusura delle indagini che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Sei indagati di cui quattro, come detto, appartenenti alla "family Soumahoro": la moglie del parlamentare, Liliane Murekatete, il fratello Michel Rukundo, la madre Marie Therese Mukamitsindo e l’altro figlio Richard Mutangana. Quest’ultimo è indagato assieme a Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanaho Koburangyra Kabukoma che si sono succeduti dal 2014 ad oggi quali legali rappresentanti dell’associazione di promozione sociale Jambo Africa di Sezze.
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La posizione più pesante è quella della capo-famiglia. Alla Mukamitsindo viene contestato peri soli due anni d’imposta (2015-2016) di aver contabilizzato fatture per operazioni inesistenti per 2,17 milioni di euro, che avrebbero consentito alla società Karibu di evadere 597mila di Ires. Inoltre, la Procura ha disposto anche il divieto temporaneo, per un anno, di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche. Alla moglie di Soumahoro e a suo fratello, Michel Rukundo, invece, la Procura contesta, in concorso con la madre Marie Therese, di aver utilizzato ulteriori false fatture per 55mila euro, che avrebbe permesso un'evasione di poco più di 13mila euro. «Un danno erariale – fa sapere la stessa difesa della moglie di Soumahoro - conseguente all’asserita violazione dell’obbligo di controllo della dichiarazione dei redditi presentata nel 2020 dalla presidente della Karibu, e specificamente per non aver controllato che nella dichiarazione non fossero riportate fatture pagate alla Jambo Africa, onere di cui -secondo l’accusa- Liliane Murekatete era gravata, ma che la nostra linea difensiva contesta e in relazione alla quale in data odierna (ieri, ndr) è stata depositata una memoria difensiva di 11 pagine». Inoltre, peri legali «è falsa la notizia che alla signora Murekatete sarebbero stati sequestrati conti correnti per centinaia di migliaia di euro».
In ogni caso, l’indagine ruota attorno un giro di fatture false (tra l’altro, sarebbero state emesse da un’altra società riconducibile sempre alla famiglia), di cambio di ruoli di responsabilità di aziende e spese "pazze". Negli atti dell'inchiesta si ipotizza, tra l’altro, per quanto riguarda le coop gestite dalla moglie di Soumahoro e il fratello, «spregiudicatezza e opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale... in parte non rendicontati e in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale: acquisto di beni presso negozi di abbigliamento di lusso tra cui Ferragamo a Roma». D’altronde, è stato lo stesso deputato della sinistra, pubblicamente, a rivendicare il «diritto all’eleganza» in riferimento allo sfoggio di abiti e accessori firmati da parte di sua moglie. Ostentazioni che sono diventate virali nei social. È opportuno precisare che Soumahoro, eletto nelle liste di Alleanza verdi e sinistra, non è indagato. Tuttavia, la stessa sinistra targata Bonelli-Fratoianni che l’ha portato a Montecitorio, appena esploso il caso, l’ha subito abbandonato. E così il deputato ivoriano ha dovuto traslocare al Gruppo misto.