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Maxi-truffe sui bonus edilizi: immobili inesistenti e tre miliardi di crediti fiscali falsi

Alessio Buzzelli
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Oltre 3 miliardi di euro di falsi crediti d’imposta sequestrati, frutto di richieste di bonus edilizi fittizi per immobili in comuni italiani inesistenti inoltrate utilizzando una fitta rete di prestanome, tra cui senzatetto e persone decedute. Questo il bilancio del doppio sequestro record operato ieri tra il Campania e il Piemonte dalla Guardia di Finanza in collaborazione con l’Agenzie delle Entrate, sequestro arrivato al termine di due inchieste aventi come oggetto altrettante maxi-truffe messe a segno sfruttando le maglie larghe dei vari bonus edilizi. All’interno del primo filone d’indagine, coordinato dalla Procura di Avellino, la Gdf di Napoli e Avellino ha messo sotto sequestro preventivo crediti d’imposta fittizi pari a circa 1,7 miliardi di euro, relativi principalmente all’Ecobonus e al Bonus Facciate: si tratta del più grande sequestro di falsi crediti d’imposta mai realizzato in Italia. Sarebbero 21 le persone coinvolte nell’indagine - nata da una analisi di rischio del Settore Contrasto illeciti dell’Agenzia delle Entrate - che ha svelato l’esistenza di oltre duemila interventi edilizi su immobili inesistenti, siti in Comuni a loro volta inesistenti. Gli appartenenti all’organizzazione, infatti, inserivano codici catastali senza alcuna corrispondenza reale, a volte attraverso richieste inoltrate da clochard o da persone defunte e spesso con fatture del tutto assenti.

 

 

Per avere un’idea delle cifre di cui stiamo parlando, basti pensare che i lavori dichiarati per i quali sono stati inoltrate le richieste di bonus avrebbero raggiunto la cifra monstre di circa 2,8 miliardi di euro. Nei confronti degli indagati, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, sono ancora in corso perquisizioni nelle province di Napoli, Avellino, Salerno, Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara. L’altra maxi-frode sui bonus edilizia è stata scoperta, invece, ad Asti, dove la Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dieci persone con l’accusa di associazione a delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, truffa nei confronti di Enti pubblici e riciclaggio. In questo caso, la truffa riguarderebbe circa un miliardo e mezzo di euro di crediti fittizi: a metterla in atto un’organizzazione ben radicata nella provincia piemontese, con ramificazioni anche in Veneto e Campania, di cui farebbero parte una quarantina di persone e circa settanta tra ditte e società varie.

 

 

Le indagini, coordinate dalla procura di Asti, hanno svelato come tra il 2021 e il 2022 la banda avrebbe commesso una lunga serie di frodi partendo dall’emissione di false fatturazioni per decine di milioni di euro. Fatture utilizzate poi non solo per documentare al fisco lavori edili mai realizzati, ma anche per riciclare proventi di attività illecite. Un’enorme quantità di crediti fiscali esistenti solo sulla carta – oltre il miliardo e mezzo di euro - generati con la complicità di un commercialista e di un suo collaboratore, i quali, utilizzando partite Iva intestate perlopiù a prestanome, inserivano nei cassetti fiscali dell’Agenzia delle Entrate dati ritenuti dagli inquirenti non veritieri. Le indagini ora proseguiranno per esaminare la documentazione acquisita nel corso delle perquisizioni, tuttora in corso, e per ricostruire i passaggi di denaro, anche ricorrendo, se necessario, a canali di cooperazione internazionale.

 

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