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Bologna, ragazzi di destra aggrediti: otto indagati per lesioni aggravate e rapina

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Luigi Frasca
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Otto ragazzi sono stati indagati a Bologna perché un anno fa, il 19 maggio 2022, aggredirono dei giovani di destra, dell’associazione Azione Universitaria, in via Zamboni, in centro a Bologna al termine delle elezioni universitarie. Le accuse contestate sono lesioni personali aggravate e rapina.

In particolare, come si legge nel capo di imputazione contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini, gli indagati, «in concorso tra loro e con altri non tutti meglio identificati, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, rivolgendo minacce con frasi del tipo "tornate nelle fogne", "siete morti", "vi uccidiamo", "ve ne dovete andare", nonché per mezzo di violenza consistita in calci, spintoni, pugni e strattonamenti, al fine di trame un ingiusto profitto, si impossessavano delle bandiere e delle aste per bandiere detenute dagli esponenti del movimento studentesco "Azione Universitaria". Uno degli aggressori in particolare si scagliava con violenza da tergo contro uno dei membri del movimento, sfilandogli così la bandiera che lo stesso portava alle spalle». Gli altri «nel corso della medesima aggressione, percuotevano Cavedagna Stefano, altro esponente del movimento "Azione Universitaria", sferrandogli pugni, calci e spintoni e riuscendo così a impossessarsi indebitamente delle aste da bandiera da quest’ultimo detenute».

Uno degli indagati «supportato dall’azione del gruppo degli altri indagati non meglio identificati, spingeva e colpiva Dalida Ansalone cercando di strapparle una bandiera stretta intorno al petto. Rivolgendo poi la sua attenzione verso altre iniziative del gruppo di aggressori». Gli aggrediti, colpiti con calci e pugni, riportarono lesioni personali con prognosi dai 3 ai 16 giorni. Una ragazza in particolare, fu «colpita con violenza fino a rovinare a terra e sbattere violentemente il capo su una colonna del portico del Teatro Comunale».

L’aggressione venne immortalata anche da alcune telecamere di videosorveglianza fuori dall’università. «Ci hanno sorpreso appena usciti dall’università. Erano almeno in venti, forse anche di più, qualcuno impugnava un’asta di una bandiera, quella che avevamo portato per mettere la nostra di "Azione Universitaria", un altro aveva un moschettone che utilizzava come tirapugni».

Inizia così il racconto all’agenzia Adnkronos di Alessio Sanfelici, uno dei ragazzi aggrediti. «Ci dicevano "merde", "via da Bologna", "dovete andare via di qua", "fascisti di merda" e poi ci hanno aggredito con calci e pugni, infierendo, come nel mio caso, quando eravamo già a terra. Era il 19 maggio scorso, ma ricordo i giorni successivi, lo choc, la difficoltà a rimuovere quelle immagini dalla mia testa». «Era appena finito lo spoglio dei voti quando siamo usciti per andare a prendere una birra- racconta ancora Alessio - Tempo 4, 5 secondi, ci siamo ritrovati davanti, intorno, ovunque, una ventina di persone che ci sono venute addosso inizialmente con insulti, minacce e spintoni, dopo di che sono partite anche le percosse. Sono stato rincorso da almeno 5, 6 persone, buttato a terra e preso a calci. E la cosa paradossale è che non stavamo facendo assolutamente nulla. Tra l’altro eravamo insieme ad altre associazioni universitarie, con noi c’erano anche ragazzi di centrosinistra, l’ambiente era sereno. Evidentemente gli era arrivata voce che eravamo lì e ci hanno aspettato fuori. Ci hanno riconosciuto dalle bandiere che avevamo, dai simboli sulle nostre maglie, indossate proprio per le elezioni, per quello che sarebbe dovuto essere un momento bello di festa». «Ricordo il primo cazzotto, me lo hanno dato di spalle, mi ha fatto volare gli occhiali. Non vedevo più nulla - racconta un altro studente, Leonardo - In quel momento una ragazza mi è venuta addosso, mi urlava insulti, mi sputava. Quella che abbiamo subito è stata una aggressione premeditata, ma a Bologna si sa come stanno le cose. Se appartieni a una parte politica le aggressioni subite non fanno clamore. È il solito doppiopesismo, ma se pur con un anno di ritardo riesce a farsi strada anche la nostra vicenda. È bene, meglio tardi che mai».

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